Adinolfi: «Il mio amico Novak Djokovic è un eroe del nostro tempo»


Il fondamentalista Mario Adinolfi sostiene che il suo «amico» Novak Djokovic (di cui manco sa scrivere il cognome) sarebbe «un eroe del nostro tempo» perché è un no-vax come lui. Ovviamente non racconta di come il suo «amico» abbia attentato alla salute dei suoi colleghi degli Australian Open cercando di intrufolarsi illegalmente nel Paese con una documentazione falsa, ma preferisce raccontare che il suo «amico» andrebbe celebrato perché non parteciperà agli eventi dove nessuno nessuno lo vuole dopo gli quegli incresciosi incidenti:



Adinofli inizia così a spergiurare che qualcuno lo starebbe minacciando per il suo dirsi orgoglioso di aver scelto di costituire una minaccia per l'incolumità altrui, lagnandosi che chi viola la legge sia sanzionato. Poi, forse per errore, ammette che ci sia da «pagare un prezzo» per alcune sciente irresponsabili.
Ne consegue che è lecito fare spallucce davanti ad un Adinolfi e Djokovic che hanno deciso di esporsi al rischio di morire intubati, ma diverso è il discorso se qualora i due pretendano di far morire intubate altre persone. Ed è quello proprie che chiede Adinolfi, dicendo che Djokovic non deve giocare ma il no-vax deve potersi imporre negli uffici nella noncuranza di come potrebbero mandare qualcun altro in ospedale.

E se diventa un "eroe" chi falsifica i documenti perché lui se ne frega della salute, cosa dirà Adinolfi di quell'"eroico" farabutto che ha preso in calci una infermiera all'Ospedale San Camillo di Roma perché il suo tampone era risultato positivo?



Aidonolfi dirà che quel delinquente è un "eroe" perché ripeteva la sua propaganda mentre picchiava l'infermiera o proverà almeno un po' di vergogna per il degrado etico e morale che sta promuovendo nella speranza di compiacere l'elettorato neofascista? Davanti ad un paziente no-vax, positivo al Covid, che si sente legittimato a picchiare brutalmente un'infermiera e ad infliggerle 10 giorni di prognosi mentre urla che sarebbe in atto una fantomatica "dittatura sanitaria", vogliamo davvero raccontarci che non abbia colpe un Adinolfi che definisce "apatheid" la tutela della vita?
E ci spiace per lui, ma l'eroe del nostro tempo è l'infermiere che fa il doppio turno per accudire i malati e salvare vite umane, non il milionario che vuole giocare a fare il no-vax con in tasca un patrimonio di circa 220 milioni di dollari.
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