Mario Adinolfi: «Sanremo pare un manicomio dove sono tutti omosessuali»


L'esistenza di Mario Adinolfi pare riconducibile ad una infinita polemica finalizzata a mendicare visibilità. Ovviamente presupponendo che lui si sente mortalmente superiore agli altri in quanto sposato con due donne e dedito al gioco d'azzardo, ha tentato di proporsi dapprima come l'omofobo che difende i crimini d'odio, poi come come lo spietato no-vax che incita i camerati all'irresponsabilità civile mentre si vanta di violare la legge.
Ma dato che lui cavalca ogni tema possa offrire visibilità a chi si rende ridicolo, questo è il periodo dell'anno in cui polemizza contro Sanremo. Dopo i comunicati stampa in cui si dice si dice offeso da chi dice che il battesimo purifichi dai peccati, già è ripartito con una nuova polemica gratuita. Dice che lui si senta offeso nella sua virilità da omofobo dinnanzi a cantanti che lui dice siano troppo "omosessuali" perché non vestono come dice lui. Ed ovviamente dice anche che lui li farebbe internare tutti perché chi non la pensa come lui va punito come avveniva ai tempi della sua amata Inquisizione:



Per comprendere quanto la sua polemica risulti sterile, forse basterebbe anche solo pensare a come si vestivano Renato Zero o Loredana Berté negli anni '80 e '80. Ma si sa che Adinolfi non non si fa mai mancare la sua sterile polemica e il suo dirsi scandalizzato da tutto ciò che non è specchio delle sue fantasie sessuali, giurando che i Ricchi e i Poveri o Toto Cutugno fossero rappresentazione dell'italiano medio.
Eppure nel 2012 non si scandalizzò per la farfallina di Belen, quasi come se una donna che mostra più del dovuto sia da lui ritenuta lecita perché il maschio eterosessuale bianco non chiede altro:



Ovviamente non si risparmiò dalla sua olita omofobia, sostenendo che lui si sia eccitato perché avrebbe visto omofobia nella performance dei Soliti Idioti e lui crede esista «frocismo» in quel suo scegliere i termini più volgari e offensivi che il suo stile di vita anti-cristiano gli suggeriscono.
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