Mario Adinolfi tace mentre i suoi dirigenti nazionali invitano a picchiare le donne trans?

Il fondamentalista Mario Adinolfi ha più volte ribadito che lui basa il suo fatturato sull'istigazione alla discriminazione, asserendo candidamente che lui sarebbe finito in carcere se fosse stato approvato il ddl Zan. Carte alla mano, una simile pena sarebbe stata prevista solo nei confronti di chi istiga a commettere o commette violenza, o per chi partecipa a organizzazioni che incitano alla discriminazione o alla violenza.
Pareva facile pensare che quello fosse il solito piagnisteo di un tizio che ha fatto del vittimismo una professione, ma forse eravamo in errore. Davanti ai recenti messaggi in cui una sua dirigente nazionale invita ad andare negli spogliatoi ad aggredire e picchiare le donne trans, pare verosimile che il fondamentalista fosse ben conscio del livello di violenza che viene promosso dal suo partito.
Perché se è già riprovevole quel suo Mirko De Carli che vuole frugare nelle mutandine delle ragazzine che prendono l'autobus mentre promette soldi a chi ci macchierà di discriminazione nei confronti di una persona lgbt, inaccettabile è che la loro violenza sconfini in un invito a fracassare il cranio a delle donne. Ed è ancor più abominevole la matrice ideologica che li muove, dato che la signora Sara Reho dice che altre persone vadano picchiate solo perché a lei non sta bene possano esistere, esattamente come i nazisti dicevano di non gradire la presenza degli ebrei. Di questo passo, non è che arriverà il momento in cui la signora Reho inizierà a chiedere campi di sterminio in cui uccidere chi ha la "colpa" di esistere contro il suo volere?
E dato che la signora Sara Reho ha anche deciso di calunniare Lia Thompson lanciando infondate accuse di molestie sessuali, i discepoli di Adinolfi non hanno perso tempo per inventarsi anche false accuse di pedofili asserendo che loro hanno deciso che delinquere sarebbe cosa è buona se il crimine viene perpetrato nel nome di Adinolfi:

Chiaramente nessuno obbliga nessuno a guardare qualcuno nudo, ma si sa che i genitali che sono sempre al centro delle loro pruriginose fantasie. E dato che Adinolfi li ha addestrati a non perdere occasione per inventarsi falsi accostamenti tra le persone lgbt e la pedofilia, la loro rivisitazione dei fatti arriva a coinvolgere dei minorenni nelle loro fantasie sessuali. Il tutto per sostenere che sarebbe legittimo organizzare aggressioni squadriste in stile nazista.
Davanti ad una simile deriva, i casi sono solo due: o Adinolfi chiede scusa alla comunità trans e provvede in prima persona a denunciare la sua esponente per istigazione a delinquere, o dobbiamo presumere che lui non si faccia problemi a contribuire a pestaggi e aggressioni. Ma in questo caso , avrebbe ben poco da piagnucolare dato che il carcere sarebbe l'unico luogo in cui sarebbe auspicabile possa stare chi invita dei delinquenti ad andare per spogliatoi a fracassare a pugni il cranio delle donne.