No, Adinolfi non è una vittima di «apartheid» e quel suo paragone è osceno

Mario Adinolfi continua a irridere la segregazione razziale, quasi di eccitasse suscitare disgusto attraverso il suo irridere i drammi della storia. Giurando che la discriminazione fondata sul colore della pelle sarebbe equiparabile alle conseguenze delle scelte di ha ha deliberatamente deciso di costruire una minaccia per la vita altrui, scrive:

Non è che da Adinolfi ci si possa aspettare molto, ma persino il suo cervello da integralista dovrebbe essere in grado di comprendere che esista differenza tra chi viene discriminato per le sue caratteristiche naturali e chi subisce le conseguenze delle sue scelte. E lui lo dovrebbe sapere meglio di altri, dato che il signor Adinolfi basa il suo fatturato sulla promozione di una "apartheid" basata sulla discriminazione dettata da identità di genere e orientamento sessuale delle sue vittime.
Quindi lui sostiene che il matrimonio spetterebbe unicamente a chi è attratto sessualmente dalle donne, ma il no-vax deve potersi imporre in luoghi pubblici, deve poter infettare i figli degli altri e deve rubare posti letto agli altri malati dopo aver deciso di essere pericoloso per sé stesso e per gli altri A detta sua, starebbe una "colossale ingiustizia" il fatto che lui non possa beneficiare dei risultati ottenuti dal lavoro altrui senza aver dato il suo contributo. E lo sgrida pure ai quattro venti, sostenendo che l'informazione sarebbe di regime.
Ma al posto di raccontare la storia di chi è morto perché i no-vax hanno riempito gli ospedali e hanno reso inaccessibili le cure ai cittadini onesti, preferisce sostenere che un cieco dovrebbe poter violare la legge:

Quindi se un 82cieco si mettesse alla guida e investisse sua figlia, lui direbbe che non va processato perché è cieco e perché la legge va infranta se a delinquere è un disabile? E davvero pensa che un singolo caso di un anziano che si vergognava di non essersi vaccinato dovrebbe legittimare a riempire i bar di chi, come Adinolfi, non ha fatto manco la prima dose? Dov'è il nesso?
Ma dato che al peggio non esiste fine, Adinofli si inventa che la criminalità sarebbe colpa di chi non si fa contagiare nei luoghi di lavoro da chi ha decido si non lavorare quando avrebbe semplicemente potuto vaccinarsi come tutti:

Ripetendo la sua frasetta sui poveri prepotenti che si dicono discriminati perché la popolazione non si fa infettare da loro, conclude:

Insomma, Adinolfi si propone come il dice dei no-vax e spera che cavalcare l'irresponsabilità possa portargli voti. Ed è discutibile definisca "ingiustizia" il fatto che chi ha attentato alla salute altrui non venga premiato per la sua prepotenza e il suo menefreghismo. A questo punto dirà che è ingiusto che gli evasori fiscali non abbiano servizi gratuiti pagati da chi paga le tasse? Dirà che chiedere la patente per guidare è una forma di apartheid?