Il patriarca di Mosca etichetta le vittime ucraine come «forze del male»


Alla faccia di un Adinofi che da giorni ripete che bisognerebbe affidarsi ai leader religiosi per scongiurare le guerre, in Russia si registra la consueta ambiguità della Chiesa ortodossa di Mosca. Da una parte il patriarca Kirill ripete appelli per la pace, ma bolla come «forze del male» gli oppositori.
Il fine è ovviamente politico, dato che Kirill chiede a Putin di garantire il mantenimento dei cristiani ortodossi ucraini sotto l'egemonia di Mosca. Ciò spiega perché Kirill appoggi l'invasione ucraina, al contrario del patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli che, ad esempio, ha definito l'invasione come un attacco non provocato e una violazione dei diritti umani. Il patriarca Daniel di Romania ha definito l'invasione come "una guerra lanciata dalla Russia contro uno stato sovrano e indipendente".E persino il metropolita Onufry, il capo della Chiesa ortodossa ucraina ancora legata al Patriarcato di Mosca, ha paragonato l'invasione russa a Caino che ha ucciso suo fratello Abele e si è rivolto direttamente a Putin.
Ma il patriarca Kirill pare complice di Vladimir Putin, confermando come abbia trasformato la Chiesa ortodossa russa in un agente del potere statale.
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