Il "fascista napoletano" che non imbarazza Giorgia Meloni


Così come Putin vuole mettere in carcere chi chiama la sua invasione dell'Ucraina per nome, anche Giorgia Meloni dà di matto quando qualcuno dice che il suo partito è fondamentalmente fascista. Eppure non sembra esserci giorno in cui i suoi candidati non avvalorino quella tesi.
Quest'oggi Napoli si è svegliata con i muri competi da centinaia di manifesti che raffiguranti il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Sergio Rastrelli, che elargiva saluti romani. A quanto pare, quei manifesti sarebbero la conseguenza di uno scontro interno al partito locale, dove una parte che si definisce "opposizione interna di Fdi a Napoli" chiede le dimissioni di Rastrelli.
Lui fa ovviamente la vittima, dicendo che quella foto arriverebbe dal funerale del padre fascista che lui avrebbe voluto salutare con un gesto dichiaratamente fascista: «Solo dei vigliacchi senza onore, facilmente individuabili, potevano pensare di strumentalizzare un'immagine dell'ultimo saluto a mio padre, una promessa solenne fatta sul letto di morte. Un momento personale e doloroso. Non ho nulla di cui vergognarmi, né da rinnegare. Non era un gesto politico, ma un omaggio rivolto alla storia personale e familiare di cui vado orgoglioso».
Ma forse è proprio il suo andare «orgoglioso» di un padre fascista a renderlo un personaggio che non dovrebbe poter ricoprire alcun ruolo pubblico.
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