L'Istat ha rilevato che una persona lgbt su cinque ha subito aggressioni sul posto di lavoro


L'Istat ha rilevato che una persona lgbt su cinque ha subito aggressioni sul posto di lavoro e che il 68,2% teme aggressioni. Eppure Pillon, Salvini e la Meloni hanno esultato sguaiatamente quando sono riusciti a garantite impunità a chi commette tali crimini.
Secondo i dati di una rilevazione Istat-Unar sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone lgbt+ nel biennio 2020-2021, gli uomini risultano più esposti ad offese e aggressioni fisiche sul posto di lavoro. Oltre il 20% degli intervistati racconta di aver incontrato difficoltà in famiglia dopo aver fatto coming out.
La discriminazione maggiore è nell'area meridionale del Paese. Il 23,1% dichiaradi essere stato minacciato in forma verbale o scritta sul posto di lavoro; il 5,3% di aver subito un'aggressione fisica, con incidenze più alte tra gli uomini.
Oltre il 10% degli intervistati non ha parlato con nessuno dell'ultimo episodio accaduto in ambito lavorativo, né al di fuori dell'ambiente di lavoro. Di conseguenza, personaggi alla Jacopo Coghe sosterranno che quelle discriminazioni non siano mai esistite e che non serva alcuna legge a tutela di chi è vittima della loro istigazione alla discriminazione.
Dato che la rilevazione è stata condotta su oltre 21mila persone residenti in Italia che al primo gennaio 2020 risultavano in unione civile o già unite civilmente, l'Istituto di statistica spiega che i risultati non possono essere considerati rappresentativi di tutta la popolazione omosessuale e bisessuale italiana.

Il 3,2% degli uomini non eterosessuali e non binari e il 2,9% delle donne ha subito aggressioni violente dettate dal proprio orientamento sessuale tra il 2020 e il 2021. Il 4,1% ha subito minacce anche di fuori dall’ambiente di lavoro, con valori più elevati tra i più giovani (la percentuale sale al 5,8% tra le persone in età compresa tra 18 e i 34enni).
L'68,2% dei partecipanti ha evitato di scambiarsi effusioni con il partner in pubblico per paura di essere aggredito, minacciato o molestato. Il 52,7% cerca di nascondere del tutto il proprio orientamento sessuale, mentre un 16,8% è stato costretto a trasferirsi in un altro quartiere, in un altro comune o all’estero a causa delle molestie subite.
Il 13,1% ha subito discriminazione negli uffici pubblici, negozi o sui mezzi di trasporto, il 10,4% in ambiente socio-sanitario.
Nel fare coming out, il 21,8% parla di aver subito un rifiuto oppure ostilità da parte della madre: 28,8% per le donne e 18,1% per gli uomini. Una quota appena meno elevata riguarda la reazione negativa dei padri (19,8%), con un'incidenza superiore per gli uomini (20,4% contro 18,7%). Quando il figlio o la figlia si sono uniti civilmente, la madre e il padre non hanno accolto il partner come parte della famiglia, rispettivamente, nel 4,8% e nel 6,4% dei casi.
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