La Lega chiede le dimissioni di chi patrocina le feste delle Famiglie Arcobaleno


Massimo Gandolfini ha diffuso un surreale comunicato stampa in cui esprime la sua gratitudine al leghista Matteo Montevecchi (già social manager di Pillon) per il suo impegno nella discriminazione delle famiglie gay.
Sostenendo che la famiglia vada ridefinita ideologicamente come un'unione «sull’amore tra uomo e donna che si donano generando il frutto del loro amore che sono i figli» a nome di quel chirurgo che vive un'unione sterile con sua moglie, scrive:

Condividiamo in pieno le posizioni espresse dal consigliere regionale della Lega in Emilia Romagna, Matteo Montevecchi, che ha sollevato il caso del patrocinio accordato dal comune di Forlì – assessorato alla cultura alla Festa delle famiglie arcobaleno. Bene ha fatto Matteo Montevecchi e una parte della maggioranza di centro destra, che amministra il capoluogo romagnolo, a chiedere le dimissioni dell’assessore alla Cultura Valerio Melandri, che in maniera confusa ha giustificato questa decisione dicendo di non voler censurare nessuno anche se non condivide le istanze dell’iniziativa. Dare il patrocinio significa sostenere e promuovere un determinato evento con l’avallo delle istituzioni competenti, non capirlo o peggio far finta di non capirne i risvolti significa non possedere le basi per esercitare l’amministrazione del bene comune” commenta il leader del Family Day Massimo Gandolfini in riferimento alle polemiche che hanno investito l’assessore.

Insomma, dato che Gandolfini vuole vietare qualunque famiglia non si fondi sul coito vaginale di un uomo in una o più mogli, chiede che le istituzioni impongano il suo pensiero unico. Ed è altamente fastidioso si inventi che le famiglie gay sarebbero contrarie alla Costituzione nel proseguire:

“L’Associazione Famiglie Arcobaleno non ha mai fatto mistero di portare avanti le istanze della legalizzazione dell’utero in affitto, della fecondazione eterologa per coppie dello stesso sesso e del commercio di gameti. Pratiche attualmente illegale ma rivendicate anche in eventi pubblici. A nostro avviso si tratta del tentativo di cancellazione a tavolino del padre e della madre come avvenuto in altri Paesi europei. Chi ha chiesto e ottenuto il sostegno del Family Day in campagna elettorale non può, una volta eletto e conquistato il governo di una città, accodare con tale leggerezza un patrocinio ad associazioni che propugnano l’esatto contrario di quanto contenuto nella carta valoriale che sì è sventolata davanti agli elettori e con la quale è stato chiesto il loro voto. Allo stesso tempo va detto che rifiutare un patrocinio non è un atto di censura che limita la libertà di espressione. Quindi o siamo difronte al classico caso di sudditanza culturale nei confronti dei movimenti progressisti oppure c’è un’evidente malafede inconciliabile con le premesse del programma di maggioranza. Anche nel caso di eventuali ed auspicabili dimissioni di Melandri non può essere rimandato un immediato confronto nella maggioranza centro-destra”, conclude Gandolfini.

Appare affascinante come per loro tutto sarebbe "libertà di espressione", che si tratti di situazione all'odio o di censura. Eppure loro urlano alla "censura" ogni volta che qualcuno esprime una libera opinione, mostrando una certa confusione nei termini.
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