Salvini torna a mentire sul ddl Zan: «Vogliono portare il gender nelle scuole, gliela faccio vedere io se dicono a mia figlia che è fluida»


Matteo Salvini ha ribadito che lui non ha problemi se dei neonazisti dovessero pestare a sangue sua figlia qualora la giovane minorenne non dovesse non mostrarsi interessata ai genitali maschili quanto quelle ragazzine che lui si porta a letto, ma lui schiumerebbe di rabbia se una qualche insegnante dovesse insegnarle il rispetto.
Durante l'apertura della sua campagna elettorale a Sesto san Giovanni, il padano si è messo a starnazzare i suoi soliti deliri su presunte "teorie gender" e si è lanciato nel dichiarare: "Sapete a Roma quale è stata la priorità per quello che non è più sinistra, perché Letta e il Pd non sono più di sinistra? Non il lavoro, non la pace, ma il ddl Zan".
La premessa è cunque chiara: un governo leghista non sarebbe mai in grado di affrontare più di una questione alla volta dato che probabilmente i loro senatori non hanno sufficienti neuroni per gestire più temi contemporaneamente. Ed è difendendo chi commette reati d'odio che il padano è tornato a dire che lui vuole quel suo osceno disegno di legge che irride il contrasto all'omofobia: "Uno a casa sua fa quello che vuole, c'è un progetto anche a mia firma che prevede che se uno offende qualcun altro in base a quello che uno fa nella sua vita privata va punito".
Poi, tra le risate dei militanti leghisti, ha aggiunto: "Quelli cercano di infilare in questa legge le teorie gender e l'educazione sessuale ai bambini, che invece spetta alle mamme e ai papà. Se vogliono insegnare l'educazione sessuale a mia figlia che ha nove anni e le spiegano che è fluida, te lo faccio vedere io cosa è fluido".
I Sentinelli di Milano commentano: "Salvini ormai fa quasi tenerezza. Arrivato alla canna del gas con i consensi, persi tutti i cavalli di battaglia che lo avevano portato al successo, è un politico (s)finito che combatte contro i mulini a vento, tipo il gender nelle scuole".
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