Gli uomini di Porro all'attacco dei Pride: «Un baraccone che discrimina»


Continua l'attacco squadrista dei siti di propaganda populista contro i Pride. Oggi è il sito di Nicola Prorro ad incitare i propri proseliti alla discriminazione. Sostenendo che i gay sarebbero intolleranti e razzisti. Nulla di nuovo, dato che il metodo usato da questi sonori è praticamente il medesimo che veniva usato dalla propaganda nazista contro gli ebrei.

Ed è così che sul sito di Porro leggiamo:



L'articolo, a firma di tale Matteo Milanesi, esordisce asserendo che i Pride sarebbero una «bracconata» e che i gay sarebbero persone «dell'altra sponda». Poi incalza:

Per anni, la sinistra ha raccontato all’intero panorama politico di combattere in nome di una società più inclusiva, meno disuguale, più cosmopolita, contro un perdurante antirazzismo presentato da una destra analfabeta e formata da deplorables. Dalla Lega di Salvini all’exploit della Meloni, fino ad arrivare alla parentesi trumpiana, per il progressismo esiste sempre un avversario politico, o meglio, un nemico contro cui tacciare le formule di “xenofobo” o “omofobo”. Ed ecco che, in nome dei propri diritti, si abrogano le libertà altrui. Le battaglie sociali dell’altra “sponda” vengono criminalizzate, presentate come un vero e proprio pericolo per il tessuto democratico del Paese.

E già qui sono tante truffe culturali. Il signor Milanesi si inventa che i gay sarebbero una cosa di sinistra, urlando che Salvini e la Meloni sarebbero legittimati nel loro razzismo e nella loro xenofobia a nome del loro odio contro i gay. Ed è quasi comico osservare come il signor Milanesi manco si sia inventato la sue tesi, dato che si è limitato a firmare a proprio nome la propaganda della Meloni, sostenendo che le sinistre avrebbero bisogno di «nemici». Poi pazienza se è la sia amatissima leoni ad andare dai neonazisti spagnoli ad urlate contro gay e stranieri.

In un paragrafo intitolato "Il razzismo del Bologna Pride", Milanesi incalza:

La nuova ondata di doppiopesismo radical ha trovato l’ennesima conferma a Bologna, dove sabato si terrà il “Bologna Pride 2022”. Secondo gli organizzatori, i partecipanti raggiungeranno quota 50mila persone: un trionfo di colori arcobaleni – ma di cuori rossi, col simbolo della falce e del martello – che sfilerà tutto il pomeriggio nel capoluogo dell’Emilia-Romagna.
Eppure, nonostante la solita favola contro l’odio e la discriminazione, non tutti gli omossessuali possono partecipare. Quella che, da fuori, sembrerebbe una libera manifestazione “in nome dei diritti”, si rivela essere ciò che è: la piazza dove si professa l’egemonia culturale, l’autoritarismo, il pensiero unico, in pura contrapposizione a tutto ciò che rappresenta la libertà e l’uguaglianza degli individui.

Insomma, lui nega esista omofobia e indica nei gay quel nemico di cui ha bisogno la propaganda populista per sopravvivere. E così si mette a fantasticare su falci e martelli mentre urla che I Pride sarebbero manifestazioni contrarie alla libertà e all’uguaglianza degli individui.

Gli uomini di Porro hanno basato la loro scomposta polemica su una critica all'esclusione di Polis Aperta dalla manifestazione cittadina. Una scelta contestata anche da Gaylib e Famiglie Arcobaleno, ma che la propaganda populista sostiene vada attribuita ad ogni singolo gay del pianeta come erano soliti fare i nazisti verso gli ebrei.
Quindi non è colpa di Porro se tanti eterosessuali portano l'Italia ad essere al primo posto nel mondo per turismo sessuale, ma sarebbe colpa di tutti i gay se un singolo comitato ha preso una decisione a lui sgradita. Ed è così che inizia a dire che il suo Salvini e la sua Meloni garantirebbero piena libertà alle loro manifestazioni:

Cosa sarebbe successo se, in una manifestazione della Lega o di Fratelli d’Italia, i rispettivi leader avessero chiesto il lavoro, o meglio, la tessera del partito come condizione necessaria per partecipare ad una propria manifestazione? Anticipo subito: avremmo letto pagine e pagine di cultura pro-lgbt, favole alla “Piccolo Principe” in nome dell’antidiscrimazione, analisi sull’ondata omofoba che investe il nostro Paese.

In realtà il suo Salvini mandava polizia e vigili del fuoco a rimuovere ogni contestatore, come non si capisce perché il signor Milani neghi che ai congressi omofobi della Lega c'era la polizia che teneva lontano chiunque osasse contestare quei preti ortodossi che invitavano a chiedere la depenalizzazione della violenza sulle donne.

Ma dato che la propaganda populista cerca di creare una narrazione ideologica che va ripetuta ad oltranza per essere percepita come una verità dai loro adepti, il signor Milani inizia a lanciare accuse di blasfemia basate sulle sterili polemiche create dal senatore leghista Simone Pillon:

Il caso in questione si pone a poche settimane di distanza da un’altra polemica, questa volta tutta del Cremona Pride 2022. Alcuni manifestanti, infatti, sfilarono tra le vie della città lombarda, sorreggendo una Madonna sfregiata, a seno nudo, blasfema, oltre alla presenza di un partecipante abbigliato come Papa Francesco, in segno di disprezzo nei confronti della Chiesa Cattolica. Il caso suscitò clamore nazionale, tant’è che la stessa comunità lgbt – solo dopo qualche giorno – dovette prenderne le distanze e condannare il fatto.

Ovviamente e il signor Milani a vedere offese alla religione di Putin in quel suo inventarsi che sarebbe blasfemia pensare che Dio non sia malvagio come lo dipinge Pillon. Lui n4e conclude:

L’uguaglianza ed i diritti dei gay trovano spazio solo a parole. Anzi, a livello pratico, pare proprio che la sinistra progressista, quella acculturata, radical e cosmopolita, persegua la strada opposta, quella tanto criticata e combattuta a colpi di schwa e calcel culture.
Chissà se, la prossima volta, le comunità arcobaleno – ricordiamolo: con un non tanto velato trucco di comunismo sopra – verranno a parlarci di parità di diritti. E menomale che la sigla dovrebbe scardinare gli stereotipi.

Insomma, Joseph Goebbels non avrebbe potuto fare di peggio. Nato nel 2000 a Cremona, il signor Milanese studia giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Brescia e lavora per i magazine online di Daniele Capezzone e di Nicola Porro.
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