Sara Reho torna a mistificare i fatti per calpestare il diritto di scelta dei malati


Ci spiace per la signorina Sara Reho, ma non è «per denaro» che i giudici britannici ritengono che i bambini non vadano torturati per il sadico piacere delle lobby integraliste. E nemmeno qualcuno ha «condannato a morte» un bambino, dato che era stata registrata la sua morte celebrale.
Eppure è quanto l'esponente del partito di Adinolfi sostiene mentre tenta di usare un minorenne morto cerebralmente per chiedere che si calpesti il diritto di scelta dei malati terminali italiani:



Se appare preoccupante l'immaginario sardista che questi personaggi propongono nel loro mistificare le storie, non pare difficile capire che il vero nazismo è quello di chi vorrebbe imporre atroci torture ai malati terminali contro la loro volontà, non certo chi cerca di tutelare i bambini da genitori che sono oggettivamente troppo coinvolti emotivamente per poter essere oggettivi nel comprendere quale possa davvero il miglior interesse dei minori.
In natura tutti loro sarebbero già morti. Secondo Sara Reho, i macchinari che vengono usati per tenerli biologicamente in vita andrebbero abusati sin oltre la loro morte celebrale, praticamente trasformando una scienza che deve aiutare le persone a farle vivere meglio in un qualcosa che serve a rendere terminali le agonie dei malati.

Stia tranquilla la signora Reho. Se malauguratamente le capiterà una qualche brutta malattia, lei sarà libera di soffrire quanto vorrà. Potrà farsi torturare sino a morire soffocata dalla sue stesse feci. Ma lasci in pace chi chiede una morte dignitosa e la smetta di insistere che gli altri dovrebbero essere obbligati con la forza a fare quello che dice lei.
La sua teoria per cui bisognerebbe negare un diritto per paura che qualcuno possa rivendicare altri diritti sarebbe come suggerire di uccidere tutte le donne per evitare che possano abortire contro il volere di Pillon. Eppure non pare così difficile capire che lasciare che le persone siano libere di scegliere ciò che fare della propria vita è l'unica via per garantire piena libertà a tutti, sia a chi dice di voler essere torturata come sostiene lei, sia chi sceglie una morte dignosa.
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