Quando Adinolfi chiedeva la "centralità della questione omosessuale" ai suoi "Generation pride tour"


Appare esserci una enorme incongruenza tra il Mario Adinolfi che oggi dichiara di provare «un grande fastidio» davanti ai Pride e il Mario Adinolfi che nel 2007 dichiarava di voler valutare l'introduzione del matrimonio egualitario all'interno del suo fallimentare progetto di proporsi come leader del Pd.

Al termine di un incontro romano del suo “Generation pride tour”, Adinolfi dichiarò alla stampa:

Negli Stati Uniti i candidati alle primarie democratiche non hanno avuto remore a confrontarsi
anche su temi spinosi. Allora, facciamo come negli Usa, cominciamo a discutere di questioni concrete e controverse. Parliamo di matrimonio gay
Veltroni, Bindi e Letta sono favorevoli o contrari a indire tra gli iscritti un referendum per decidere la linea del partito in materia di matrimonio omosessuale? Io in materia ho delle idee, ma in un partito che si proclama ‘democratico’ la decisione su temi etici e di coscienza deve essere affidata agli iscritti, altrimenti quale fonte di legittimazione ha? La fede religiosa? Il volere del segretario o del gruppo dirigente? Oppure su questi temi si cerca di svicolare non prendendo mai alcuna linea o
decisione?

E se ai tempi irrideva chi usava la religione come oggi lui parrebbe essere il primo a fare, è prima di battersi contro i referendum popolari sui temi sgraditi alle lobby clericali che dichiarava:

Se dovessi essere eletto segretario del Pd, riconoscerò agli iscritti al Pd il diritto di presentare, con trentamila firme, un referendum interno al partito vincolante per i gruppi dirigenti, su qualsiasi proposta che dovrà essere declinata in proposta di legge. Sarebbe il primo esperimento di referendum propositivo in Italia a livello nazionale e il referendum propositivo è un cardine della democrazia diretta, l’idea a cui la candidatura mia e delle liste di Generazione U fanno riferimento. Mi aspetto che davanti a un’opportunità del genere, il mondo gay e lesbico interno al Pd sia in prima linea per utilizzare il nuovo strumento. Così come sono rimasto molto stupito del fatto che questo mondo abbia rinunciato a presentare una propria candidatura o un proprio qualsiasi protagonismo alle primarie del 14 ottobre. È un impoverimento per il Pd e però anche un segnale di debolezza. Ora che si apre la battaglia delle idee, mi aspetto un recupero di centralità anche della questione omosessuale. Un tema su cui in un partito di sinistra come il Pd occorre utilizzare parole chiare, per evitare di sembrare sempre il partito degli equivoci e dell’indistinto. La chiarezza si ottiene con la democrazia: cosa meglio di un referendum interno?

Ovviamente quelli erano tempi in cui Adinolfi giocava a fare quello di sinistra, andando in televisione a dire che il concetto di famiglia non era un qualcosa scolpito nella roccia e che la struttura scoiale della famiglia fosse in evoluzione:



Diceva anche che l'Unione Europea fosse un valore, attaccando la Lega per il suo antieuropeismo. L'esatto opposto di quanto fa oggi, battendosi per la sua distruzione attraverso una sistematica ripetizione degli slogan leghisti:



Poi si è riciclato a destra, proponendosi come quello che inveisce contro le persone lgbt in diretta televisiva, asserendo sul suo canale che lui avrebbe "asfaltato" altre docenti trans oltre a Cloe Bianco:



Ed è curioso che nel 2019 parlasse al femminile delle donne trans mentre oggi mostra molta attenzione ad etichettarle al maschile per sottolineare il suo intendo di offendere e di negare la loro identità.
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