A Bologna torna il Gender Bender


A Bologna torna il Gender Bender, il festival internazionale che intercetta e presenta al pubblico le evoluzioni con cui mutano gli immaginari legati al genere nelle arti contemporanee, che quest'anno celebrerà la sua ventesima edizione.

La manifestazione di terrà dal 9 al 22 settembre, pur un totale di 60 appuntamenti tra spettacoli di danza, proiezioni cinematografiche e incontri. Tra i filoni filoni tematici, troviamo

  • Il corpo "non conforme"
    diversi appuntamenti attraversano questo tema, con prospettive differenti. Innanzitutto l'invecchiamento, che nelle donne, in particolare nella danza, è uno stigma. Vedremo allora la prima nazionale di AM I (21 settembre) uno spettacolo di danza del coreografo Michael Getman, interpretato da Talia Paz, una ballerina con una grande carriera alle spalle, che a 54 anni porta in scena un assolo straordinario sul rapporto con il proprio corpo. Poi c'è Overtour (11 settembre), il documentario di Andrea Zanoli, sul lavoro della coreografa Silvia Gribaudi con le donne Overs 60.
    Altro percorso sul tema del corpo, è il corpo nero, in scena negli spettacoli G r oo v e di Soa Ratsifandrihana (16 settembre) coreografa francese di origini malgasce, e O samba do crioulo doido (16 settembre), lo spettacolo creato dal coreografo brasiliano Luiz de Abreu e che lui stesso ha portato in scena per oltre un decennio. Poi, diventato non vedente, de Abreu ha trasmesso la coreografia al giovane danzatore Calixto Neto, protagonista di questo nuovo allestimento. Il lavoro di Luiz de Abreu, in particolare, è un atto radicale di attraversamento e decostruzione degli stereotipi dello sguardo coloniale legati al corpo nero.
    Ancora in tema di corpi, tre appuntamenti trattano il tema del corpo con disabilità: gli incontri con la studiosa Flavia Dalila D’Amico e il coreografo Aristide Rontini (14/15 settembre),membri di Al.Di.Qua Artist la prima associazione italiana di e per persone con disabilità che lavorano nel campo artistico e lo spettacolo I Versi delle mani (19 settembre) congiunto della coreografa Marta Bellu, con in scena Lucia Lucioli, performer con la la sindrome di Down, e la musicista Agnese Banti. In tema di disabilità, il festival sottoporrà al pubblico un questionario sull'accessibilità, per testare i propri spazi ma soprattutto censire i bisogni del pubblico in materia.

  • Il contributo delle donne
    due appuntamenti racconteranno alcune grandi protagoniste della storia della cultura, donne che hanno dovuto affermarsi in ambienti a maggioranza maschile: il primo appuntamento è con il documentario Sisters with transistors, dell’americana Lisa Rovner, con la voce di Laurie Anderson (20 settembre), che esplora il ruolo cruciale, quanto sottaciuto, delle donne nella nascita e nello sviluppo della musica elettronica. Il secondo è uno spettacolo di danza: il coreografo belga Jan Martens presenta in prima nazionale Elisabeth gets her way (18 settembre), un poliedrico ritratto danzato della clavicembalista polacca Elisabeth Chojnacka.

  • Le guerre
    Un terzo filone è quello sulle guerre. Al festival sarà proiettato Stop Zemilia dell'ucraina Kataryna Gornostai (18 settembre), l’ultimo film proiettato nelle sale di Kiev prima dei bombardamenti. La pellicola racconta le gioie e le inquietudini di un gruppo di adolescenti attraverso lo sguardo della studentessa anticonformista Masha e del suo gruppo di amici. Nonostante sia girato (interamente in lingua ucraina e non in russo, come scelta identitaria della regista) prima dello scoppio del conflitto, il film mostra i segnali della guerra in arrivo: in alcune scene, i ragazzi vengono allenati dai profughi del Donbass all’uso delle armi proprio perché si annuncia l’arrivo dell’invasore. Di guerra - ma questa volta di quella dei Balcani - si parlerà anche nella presentazione del libro di Lejla Kalamujić, scrittrice queer, voce emergente della letteratura balcanica, dal titolo Chiamatemi Esteban (12 settembre): il libro ripercorrere la dissoluzione di una famiglia e del suo Paese, l’ex-Jugoslavia.
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