Hoara Borselli: «Pio e Amedeo piacciono tanto a noi di destra»


Hoara Borselli sosteneva che i crimini d'odio fossero "libertà di espressione", ma poi passa il suo tempo a dire che ogni opinione a lei sgradita debba essere ritenuta un "insulto".
Dopo essersela presa con i gay che non volevano essere rappresentati da un'avvocatessa che si era candidata con Adinolfi e che primetteva la loro sistematica discriminazione, oggi dice che sarebbero «fortemente limitati» gli italiani che non ridono alle battute del suoi Pio e Amedeo.
E dato che i due foggiani rappresentano la "comicità" di destra, ecco che Libero dedica un'intera pagina agli insulti della Borselli a chi vorrebbe una comicità meno dozzinale:



Immancabile è anche la sua irrisione dell'antifascismo lamentandosi che qualcuno pensi che le loro battute siano «cose da fascisti». E lei subito scrive:

Ora se sia o meno da fascisti non lo so, di sicuro chi ha sorriso guardandolo, ha mostrato di avere tutti i neuroni necessari per comprendere i messaggi che hanno lanciato i due comici. Del resto come dicono loro non contano le parole ma le intenzioni. Noi di destra le loro intenzioni le abbiamo comprese benissimo. Sarà per questo che ci piacciono così tanto?

Non sarà che a "loro di destra" piace chi dice quello che loro vogliono sentirsi dire? E con che diritto la signora Hoara insulta chi non ride alle battute che piacciono alle destre?

E se la signora Hoara pensa che ogni questione possa essere risolta inveendo contro i comunisti, non parrebbero così "comunisti" i vescovi che su Avvenire parlando di "Tre ore di insulsaggini e volgarità":



La signora sta forse insinuando che anche loro non avrebbero neuroni perché non ridono alla comicità "di destra" che tanto piace ai lettori di Libero?
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