Mario Adinolfi va in Rai a dire che lui vuole essere amico di Putin e vietare il divorzio

È a spese del nostro canone che Mario Adinolfi è stato inviato in Rai a tessere le lodi del suo amato Putin e ad inveire contro chiunque osi contrastare i suoi progetti espansionistici. Ricorrendo alla sua solita mistificazione della realtà, ha iniziato a dire che lui vuole essere amico del popolo russo, quasi non si fosse accorte che al momento quel popolo è impegnato nello sterminio degli ucraini. E non è andata meglio quando ha iniziato sostenere che l'articolo 11 della nostra Costituzione ci imporrebbe il dovere di aiutare Putin a sterminare le loro famiglie.
Forse qualcuno dovrebbe spiegare ad Adinolfi che ripudiare la guerra non significa essere complici di chi la sceglie come mezzo per invadere uno stato sovrano. Ed è surreale dica che noi avremmo «armato una fazione in una guerra che non ci riguarda», quasi volesse negare che l'Ucraina sia stata invasa o che dovremmo essere egoisti mentre la gente viene uccisa alle porte di casa nostra. Ovviamente si è affrettato a sostenere che «l'interesse delle famiglie italiane» sarebbe quello di finanziare Putin con speranza di uno sconto in bolletta, quasi non comprendesse che consegnargli il granaio d'Europa permetterebbe a Mosca di ricattarci anche con il grano oltre che con il gas.
Ma forse l'aspetto più atroce della sua propaganda rimane il suo sostenere che il suo voler togliere le sanzioni alla Russia sarebbe un dire "basta alla guerra". Ma dire "basta" in che modo? Aiutando Putin a violare il diritto internazionale? Fregandosene dei morti ucraini come parrebbe fregarsene dei bimbi che affogano nel mediterraneo dato che a lui interessano solo i bambini morti cerebralmente da mantenere in stato vegetativo per il suo sadico piacere?
Forse sì, dato che in seguito si lamenta che gli aiuti all'Ucraina abbiano impedito a Putin di conquistare quella nazione in pochi giorni come sperava di fare. Ma dato che a lui piace rovesciare la frittata, giura che chi fornisce armi con cui gli ucraini possano difendersi da un esercito invasore sarebbe il responsabile degli ucraini morti, dato che consegnarli al regime di Putin e togliere loro goni libertà avrebbe garantito un risparmio economico in casa Adinolfi.
La sua surreale tesi è che sarebbe «troppo evidente che sia stato stato fatto un danno alle famiglie italiane» in quel suo negare che il problema l'abbia creato Putin. E dato che lui nega la causa del problema, ecco che arriva a dire che lui vuole «chiudere le ostilità con Mosca» perché lui ama Putin più di Salvini e della Meloni.
Adinolfi dichiara poi di voler vietare il divorzio e di voler togliere ogni diritto di scelta alle donne. Perché se sui vaccini dice che il corpo è suo e decide lui, nel caso delle donne è lui che vuole scegliere sul loro corpo. Per arrivare a quella tesi, si inventa che lui lo farebbe per i bambini, così come dice che lui calpesterebbe la volontà dei malati perché a lui piace inventarsi che le loro richiesta sarebbero colpa di altri. E così, davanti ad unp'0eutanasia che verrebbe scelta dal diretto interessato, lui racconta che un non-si-sa-chi vorrebbe "ucciderli" e fare "mattanza" come Hitler. Peccato che Hitler uccidesse gay e malati, di certo non riconosceva quel diritto di scelta che Adinolfi cerca di negare per rendere più folkloristica la sua propaganda.
Si inventa persino che l'eutanasia servirebbe a garantire un risparmio economico. motivo per cui lui vuole vietarlo dato che un conto è torturare i malati terminali contro la loro volontà e un altro è dirsi disposti a sacrificare gli vita di ucraini in salute per fare cassa.
Ma davvero esistono persone che riescono a non trovare osceno quello che quel signore continua a ripetere mentre si inventa che Papa Francesco gli darebbe ragione? Ed è andata peggio suoi social, dove Adinolfi si è inventato che noi saremmo in guerra con la Russia:

La sua incapacità di provare vergogna parrebbe pari solo alla ferocia della sua propaganda negazionista. Vada in Russia dire "stop war", dato che c'è solo una persona responsabile della situazione su cui lui specula.