Giusy D'Amico pare sostenere che il "diritto" alla discriminazione debba valere più dei diritti civili


Giusy D'Amico, presidentesse di una organizzazione satellite del gruppo omofobo di Massimo Gandolfini, si è messa a gridare che a lei non sta bene che i Sentinelli di Milano possano contestare la sua venerata Giorgia Meloni. E così li accusa di aver rubato il nome al gruppo omofobo che chiedeva impunità per chi commette reati d'odio, evidentemente ignara che il loro nome è proprio nato come controparte a quel gruppo. Ed è ancora più squallida nel sostenere che senza omofobia gli eterosessuali non farebbero figli, non ci sarebbe sostegno alle famiglie e quella solita accozzaglia di slogan tratti dalla propaganda integralista.
La sua tesi è che il "diritto" all'odio dovrebbe valere quanto la sottrazione di pari diritti ai gruppi sociali che sono vittima delle sue invettive, elargendo anche un po' di insulti gratuiti contro i gay quasi volesse scimmiottare il suo Adinolfi:



Ancora una volta si evince che dietro le rivendicazioni delle sette omofobe ci sono solo scopi propagandistici, con questi personaggi che usano l'omofobia per attaccare chiunque non sia omofobo quanto i leader dei partiti che loro promuovono. E tra i commenti esce pure un prete che scrive:



Non è chiaro se loro ritengano che i campi di sterminio fossero cosa buona e giusta che va elogiata dai preti.
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