Facebook vince su CasaPound. Per i giudici, i discorsi d’odio non sono libertà di espressione


Con buona pace per Jacopo Coghe, Simone Pillon e Mario Afinolfi, l'odio non è un'opinione come loro sostengono. Lo ha sancito anche il Tribunale di Roma, riconoscendo il diritto di Meta a poter rimuovere da Facebook la pagina di CasaPound, di fatto revocando le ordinanze cautelari di segno opposto del 2019 e del 2020.
La Sezione diritti della persona e immigrazione civile ha stabilito che la policy di Meta è conforme al quadro normativo europeo e italiano, poiché i “discorsi d’odio –poiché in grado di negare il valore stesso della persona così come garantito agli artt. 2 e 3 Costituzione– non rientrano nell’ambito di tutela della libertà di manifestazione del pensiero, la quale non può spingersi sino a negare i principi fondamentali e inviolabili del nostro ordinamento”.
I giudici hanno quindi stabilito che Facebook “aveva il dovere legale di rimuovere i contenuti, dovere imposto anche dal codice di condotta sottoscritto con la Commissione Europea”.
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