Adinolfi: «Sabrina Efionay è una pazza. Riscriveranno Dante perché mette i sodomiti all'Inferno»
L'impressione è che Mario Adinolfi non conosca il senso del ridicolo. Dopo aver sostenuto che i reati d'odio sarebbero "libertà di opinione", che la criminalità sarebbe "etnicamente connotata" e che i fantomatici "libri gender" vadano vietati in virtù di come lui dica che Putin "ha ragione" a voler sterminare il popolo ucraino, oggi accusa gli altri di "immettere veleno nella società".
Ingiustificatamente imposto con preoccupante sistematicità da Canale 5, il fondamentalista romano è stato chiamato a negare l'esistenza del razzismo dall'alto del suo sostenere che Paola Egonu sarebbe una pessima giocatrice e che le farebbero portare la bandiera alle olimpiadi solo perché di colore. E dopo aver sbraitato che la Egonu non aveva alcun diritto di raccontare la sua esperienza personale a Sanremo perché quei leghisti che definiscono "scimmie" le persone di colore non vogliono che si possa dire che in Italia esista razzismo, oggi Adinolfi ha detto che Sabrina Efionay non ha il diritto di pensare ciò che lui non vuole.
La scrittrice nigeriana aveva ravvisato del razzismo involontario in un bambino che si era travestito da Osimhen perché il fatto che si fosse dipinto «la pelle, le mani, la faccia tutti dipinti di un marrone scurissimo» è stato ritenuto da lei come «un’immagine incredibilmente disturbante» perché lei ha riconosciuto un «omaggio a un calciatore bravissimo che è pure nigeriano come me, ma al tempo stesso c’è una linea molto sottile tra il celebrare un idolo e fare una gaffe abbastanza forte tra le persone nere. Sarebbe abbastanza assurdo vedere bambini tinti di giallo per travestirsi da difensore coreano Kim, invece per il nigeriano è un altro discorso. La questione è legata alla blackface , la maschera utilizzata a teatro come sfottò nei riguardi degli africani, per enfatizzare aspetti somatici a mo’ di macchietta, come le labbra grandi, oppure nelle donne il seno prosperoso e i fianchi larghissimi, alla “mami” di Via col Vento . Sono tutti stereotipi che si fa ancora fatica a combattere».
Adinolfi liquida quel discorso complesso dicendo che Sabrina Efionay è «una pazza», tanto lui è un uomo eterosessuale bianco con due mogli e non rischia alcuno stereotipo. E dato che a lui piace fare vittimismo, si lamenta che qualcuno non celebri gli schiavisti e altri personaggi discutibili che lui giustifica nelle loro violenze:
Nel suo intervento, Adinolfi tira in ballo gli americani e si lancia nel dispensare consigli non richiesti in quella sua ostentata convinzione di essere il detentore della verità contro gli altri
È la retorica del black face. Non è inventato da questa scrittrice, negli Stati Uniti d'America gli afroamericani hanno avuto da sempre parecchio fastidio per chi si dipingeva la faccia. La polemica ha una radine non nostrana. Suggerirei alla scrittrice di procurarsi un libro che si chiama "I promessi sposi" in cui ci sono tre paroline chiarificatrici in maniera assoluta: omnia munda mundis. Tutto è puto per i puri. Lo sguardo di questi bambini è puro e degli italini anche. basta studiare.
Peccato che sia lui a vedere impurità in chi si ama senza soddisfare i suoi pruriti sessuali o in chi chiede rispetto anche se lui fa soldi incentivando la discriminazione. E ovviamente non è detto che la mancata volontò di offende debba negare che possa essere ravvisata un'offesa, anche se l'evidente intendo di Adinolfi è di dire che il razzismo non esisterebbe e che sia tutta colpa di quegli americani che non hanno votato il suo Trump.
Ridendo in faccia alle opinioni degli altri, Adinolfi ha ribadito il suo essere convinto di avere agione a priori. E così inizia a urlare: «ma vi rendete conto di come siete messi? Ho capito quello che dice Sara, ma sbaglia!».
E se non è chiaro chi mai avrebbe conferito ad Adinolfi il diritto di ergersi a giudice supremo del pensiero altrui, curioso è come usi il termine «ideologia» per attaccare tutto ciò che non è rappresentazione della sua ideologia.
Ma dato che l'omofobia resta il core-busness di Adinolfi, tira in ballo i gay dicendo che Dante li aveva messi all'inferno per vantarsi della campagna contro l'educazione al rispetto nelle scuole lanciata a Seriate dal suo partito, asserendo: «Se inizi con questo gioco, finisci alla censura, alla follia. Magari riscriveremo la Divina Commedia perché Dante aveva messo i sodomiti all'Inferno. [...] Noi abbiamo lanciato la settimana contro l'ideologia gender».
E fa sorridere che a dire che gli altri farebbero «la guardia iraniana» contro i poveri integralisti sia quel tale che si vantava di aver creato moduli per chiedere che sia punito qualunque insegnante tratti argomenti di inclusività che non corrispondono al volere delle lobby integraliste.
Ed il bello è che quello che accusa gli altri di essere «polizia iraniana della rivoluzione&raqupo; che &lauqo; impone censura» è questo signore qui:
Ed ovviamente fa leva su un concetto ideologico come la fantomatica "ideologia gender", truffa culturale ideata da un prete indagato per abusi sessuali sui novizi che venne importato in Italia da benedetta Frigerio.