Mons. Francesco Savino: «Il più grande teologo che ho mai ascoltato è stato un transessuale malato di Aids»


«Il più grande teologo che ho mai ascoltato è stato un transessuale malato malato di Aids». Queste parole che il vice Presidente della CEI S.E Francesco Savino rivolse nell’Istituto Teologico Calabro S. Pio X di Catanzaro, qualche anno fa mi sono rimaste impresse.
Non un Papa o comunque un Vescovo, ma un membro della LGBTQIA+ e in particolare un trans, colui che il Vescovo Savino ha definito essere “il più grande teologo che ha ascoltato”.
Ha poi aggiunto malato di AIDS, andando oltre lo stigma che colpisce le persone che convivono con questo particolare virus.
Per capire cosa ha voluto dire il Vescovo con questa affermazione e cosa significano queste parole, dobbiamo riflettere su chi è il teologo.
La Treccani lo definisce come lo studioso o lo scrittore di teologia e quello incaricato d’interpretare le Sacre Scritture nelle chiese.
Benedetto XVI lo paragonava ad un pagliaccio che voleva allertare le persone presenti nel villaggio di un incendio immanente, ma con grande insuccesso.
Affermando che il più grande teologo mai ascoltato è stato un trans malato di AIDS, evidentemente, il Vescovo Savino si è più soffermato sull’insegnamento ricevuto da quella persona e su cosa rappresenta nella società.
Non penso ha mai studiato le Scritture o le ha interpretate, eppure secondo il Vescovo con la sua vita si è reso interprete. Ultimamente alla Giornata del personale sanitario ha dichiarato: “il diritto alla salute negato è forma di violenza”. Penso a tutte quelle persone anche della comunità LGBTQIA+ che soffrono di brutte malattie e che magari hanno difficoltà di accesso alle cure. Anch’io dalle parole del Vescovo ho tratto un insegnamento: non tutti nel clero la pensano allo stesso modo.

Paolo Marraffa
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