Suor Anna Monia Alfieri sostiene che la condanna del fascismo «discrimina gli studenti che la pensano in modo diverso»


Viviamo in anni in cui condannare il fascismo e difendere i valori fondanti della nostra democrazia può costare molto caro. Se il Governo Meloni promette «provvedimenti» contro una preside che ha osato condannare il Ventennio, Nicola Porro plaude ad una suor Anna Monia Alfieri che firma un efferato attacco alla lettera della docente:



Nota per la sua partecipazione a vari programmi di propaganda populista di Rete 4, nonché strenua oppositrice alle normi che avrebbero punito chi commette reati dettati dall'odio, la religiosa pare molto arrabbiata con una preside che ha condannato il fascismo dopo l'aggressione squadrista di Firenze.

La suora dice di essere «preoccupata da quanto sta accadendo ultimamente in Italia» perché «le polemiche, la violenza fisica, i tafferugli suscitano in me echi tristi e drammatici di un passato nel quale tanti giovani hanno perso la vita in nome dell’ideologia, anarchica, comunista o fascista».
Dopo aver cercato di dire che il fascismo sarebbe come il comunismo secondo gli schemi propagandistici dell'estrema destra, inizia a dire che lei esige che gli altri dicano ciò che lei gli ordina di pensare:

Quando Lei ha deciso di scrivere ai suoi studenti, immagino e spero che intendesse rivolgersi loro senza muovere alcun attacco allo Stato Italiano, al governo legittimamente eletto, alle persone dei ministri. Probabilmente il suo scritto è stato frainteso sia da chi si è sentito dare del fascista sia da chi si è sentito assolto in quanto comunista. Non ho intravisto nel suo scritto una lettura ideologica né tanto meno un invito ai ragazzi che hanno picchiato i loro compagni dei collettivi di destra a fare peggio per scongiurare il pericolo fascista che nessuno di noi intravede.

Insomma, la suora propone una lettura ideologica di una condanna del nazifascismo. E subito urla che se la meloni è stata eletta da una minoranza degli italiani, non la si può criticare. Peccato che anche Mussolini e Hitler furono eletti.
Surreale è anche il suo cercare di creare una falsa contrapposizione tra gli eredi del duce e imprecisati "comunisti", facendo becera dietrologia davanti ad una lettera che ha condannato le ideologie fondanti del fascismo. E senza mai condannare l'aggressione fascista, dice che dei cattivoni avrebbero "picchiato" i poveri picchiatori che avevano manganellato studenti minorenni davanti ad un Liceo.
E se la suora non vede alcun «pericolo fascista» mentre si erigono muti contro i migranti, i viceministri si vestono da nazisti, Giorgia meloni usa il pretesto dei rave-party per limitare il diritto di aggregazione, quella resta un'opinione personale della religiosa. Il fatto che lei dica che la sua idea vada imposta agli altri è una violenza.

La lettera prosegue dicendo che se la sua amatissima meloni dice di non essere fascista, va punto chi non le crede sulla parola:

Superfluo ricordare che tutti i nostri politici di destra hanno preso le distanze dal fascismo, come i nostri politici di sinistra hanno preso le distanze dal comunismo. Stesse colpe, stessi torti che occorre riconoscere, deprecare, denunciare. Sono certa che l’intenzione del suo scritto fosse proprio questa, anche se devo riconoscere che non è stato facile comprenderla pienamente e non leggere la lettera come un’accusa al governo di essere fascista. Non sarebbe un comportamento degno di un dirigente scolastico, peraltro un pubblico ufficiale.

La suora, che peraltro usa un abito talare per fare propaganda partitica, cerca così di fabbricare false accuse per poi cercare di mettere il suo pensiero nelle bocche altrui. Ed è quasi surreale che suor Anna Monia Alfieri paia convinta che a rappresentare la violenza non sarebbero gli attacchi quadristi, ma chi condanna il fascismo:

Preside carissima, converrà con me che a scuola si parla di politica come contrapposizione, destra e sinistra allo scontro, si compiono azioni di proselitismo, indottrinamento e, chissà, forse si discriminano gli studenti che la pensano in modo diverso. Viene, cosi, svilita la figura del docente che si fa forza del proprio ruolo.

Quindi la suora sostiene che parlare die valori costituzionali finirebbe con il «discriminare» lo studente fascista? E perché non aveva nulla contro la discriminazione quando si batteva perché gli studenti gay fossero resi vittima di quei fascisti che lei dice siano solo poveri camerati che «la pensano in modo diverso». Ritiene davvero che il fascismo sarebbe "opinione" e che il contrasto ai reati d'odio fosse una "Minaccia alla libertà di opinione" come diceva quando Porro la invitava in televisione?
1 commento