Adinolfi si proclama giudice supremo della fede e dice di provare "fastidio" verso chi dissente da lui


Mario Adinolfi appare molto ipocrita. Se da eterosessuale ha la pretesa di dire alle persone lgbt come lui esige debbano vivere la loro vita e se da maschio vuole imporre alle donne come usare i loro corpi, oggi sbraita che lui vuole che agli atei sia vietato di poter esprimere opinioni su questioni legate a presunti temi religiosi.
Ovviamente pare dare per scontato il suo ritenersi sommo esponente del "cristianesimo", senza spiegare perché abbia la pretesa di imporre il suo auto percepirsi come "cristiano" a quei tanti cristiani che fortunatamente non la pensano come lui:



Adinolfi è andato in televisione a dire che la "fede" si baserebbe su statuette delle madonna che piangono, non da atti cristiani. Per lui si sarebbe "cristiani" solo se si crede in una "irruzione della grandissima forza di Dio nella nostra vita" che passerebbe dal credere a statuette che piangono. Non dal voler difendere un popolo che viene massacrato da Putin, non nel chiedere che i migranti non siano fatti morire.
Sempre proponendosi come il portavoce dei credenti, Adinolfi sostiene che chi "crede in Gesù" debba credere anche alle madonnine che piangono. Ed è curioso dica che lui rappresenterebbe un "noi" in quanto autoproclamatosi leader dei presunti "cristiani" e detentore della verità su come andrebbero interpretati i Vangeli:


E così, a dirsi "infastidito" dalla libertà di parola è quel tale che dice di sentirsi "cristiano" perché omofobo, sostenitore dei privilegi da riservare a chi condivide i suoi stessi pruriti sessuali, amico dei russi che stuprano bambine in Ucraina, contrario ai diritti dei malati terminali e negazionista della pandemia. E la sua tesi appare abbastanza semplice: sui gay decide lui. Sulle questione di fede decide lui. Sui corpi delle donne decide lui... insomma, praticamente una dittatura che dovrebbe esserci imposta da chi rappresenta uno zero-virola-poco dell'elettorato. E sia chiaro che lui deve poter rompere le scarole persino sullo sgusciamento dei pinoli, ma gli altri devono stare muti. Zitti. parla lui. Decide lui. Comanda lui.

Inoltre Adinolfi è proprio certo che, mentre ci sono guerre e stragi del mare, la "potenza di Dio" dovrebbe manifestarsi con qualche presunta lacrima su una statuetta che porterà turismo religioso e facili guadagni sul posto?
Lui urla che bisognerebbe credere che, ogni terzo giorno del mese, Madonna di Trevignano Romano pianga lacrime di sangue e parli attraverso la voce della 53enne Gisella Cardia, una ex imprenditrice oggi diventata veggente. Ed ovviamente l'altopiano è ormai diventato un santuario, portando fedeli in preghiera ma anche tanti soldi. Infatti i pellegrini usano alberghi, pagano i pranzi in ristorante e magari compreranno una qualche gadget che sicuramente sarà stato immesso sul mercato. Un po' come a Santiago di Compostela, dove nelle botteghe vicine alla cattedrale si trovano anche statuette della madonna che sparano luci da discoteca nella stanza.
Quindi Adinolfi più anche ricorrere al suo solito vittimismo sostenendo che qualcuno attaccherebbe la sua presunta "fede", ma prima dovrebbe spiegarci se lui vuole davvero credere in una divinità che faccia morire i bambini perché lui preferirebbe far piangere le statuine. E non può dire che quello farebbe parte dell'imperscrutabilità dei piani di Dio, dato che quando attacca le famiglie gay lui ama giurare che da auto proclamato detentore dei presunti piani di Dio, lui può assicurare che Dio voglia più discriminazione.
Non meno insensato pare il suo attacco ai presunti atei, dato che da un punto religioso potrebbero essere ritenuti più "cristiani" di tanti altri. Infatti sono tanti i "cristiani" che compiono atti di generosità solo nella speranza di ricevere una ricompensa da Dio. Ma quando un ateo preferire fare ciò che è giusto a ciò che è più comodo, lo fa perché crede nel bene e lo fa senza aspettarsi nulla in cambio. Ed è ciò che rende quei gesti assai più meritevoli di chi va a messa e dona un euro ai senzatetto davanti alla chiesa pur nutrendo disprezzo verso di loro.
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