Il pastore Carollo attacca la Cassazione, dicendosi certo che i giudici di destra tacerebbero davanti ai crimini degli omofobi

La Cassazione ha dato ragione ad un'azienda di trasporti che voleva licenziare per giusta causa un dipendente che aveva insultato una collega ritenuta lesbica, sottolineando come il d.lgs. n. 198/2006 consideri come "discriminazioni" anche le "molestie" e "quei comportamenti indesiderati posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo". Soprattutto con riguardo alla posizione "di chi si trovi a subire nell'ambito del rapporto di lavoro comportamenti indesiderati per ragioni connesse al sesso".
Tanto ha fatto infuriare il solito pastore Luigi Carollo, il quale pare ritenere inaccettabile che un omofobo non possa insultare i gay come lui ha più volte fatto dall'altre della sua chiesetta evangelica. E dato che lui non nasconde le sue simpatie politiche per Giorgia Meloni, urla che solo un giudice di sinistra avrebbe potuto ritenere che una lesbica abbia diritti e che la legge non debba applicarsi ai solo eterosessuali:

Aizzati dal pastore, i suoi proseliti iniziano a urlare che chi non subisce in silenzio le loro molestie sarebbe un "fascista", sostenendo che i gay sarebbero una "razza eletta" anche se non godono dei loro stessi diritti. E ovviamente incolpa i gay per hi sostiene che le donne debbano avere il diritto di scelta in tema di maternità, arrivando a dire che insulti gravissimi sarebbero una "opinione" agli occhi dei seguaci del pastore che dice di aver sporto querela contro chiunque esprima critiche verso le sue teorie:

Ed ovviamente Carollo mostra il suo apprezzamento a quel commento, quasi si sentisse fiero di istigare i suoi proseliti ad un simile astio verso le minoranze:

Sarebbe interessante scoprire anche quale misterioso motivo porti Carollo ad essere così ossessionato dai gay, ritrovandosi praticamente a dedicare la sua esistenza ad un sistematico attacco ai loro diritti.