Adinolfi ci spiega che le sue aberranti idee sarebbero "libertà di parola," ma la libertà altrui sarebbe "attacco"


Ora che non può più andare in televisione ad aiutare la veggente Gisella nella sua truffa ai fedeli, Mario Adinolfi ha ripiegato sul fare vittimismo davanti a chi contesta le sue posizioni contro il diritto di scelta delle donne.
Dopo aver mistificato i fatti parlando di inesistenti accerchiamenti, oggi tenta di sostenere che sia vietato contestare le sue idee perché lui le presenta in chiesa alla presenza di vescovi compiacenti. Ed è altresì imbarazzante che il vescovo di Jesi si sia prestato a dare credito al pokerista dalle due famiglie che vuole leggi contro le donne, contro i gay, contro i malati terminali, contro la libertà di opinione e di espressione e contro ogni diritto di scelta delle donne:



Improvvisamente i contestatori sono diventati "lgbt" e " centri sociali", anche se nelle immagini della pacifica contestazione ci pare che lui preferisse intimidire gli antagonisti mostrandosi impegnato nel filmare i loro volti col cellulare piuttosto che appurare il loro orientamento sessuale. Quindi non è chiaro come abbia deciso che dovessero essere tutti membri dei gruppi contro cui lui promuove odio, peraltro usandoli per dire che la sinistra sarebbe malvagia perché contesta il suo chiedere leggi che impongano alle donne il dovere di obbedirgli.
Fa anche sorridere dica che una lecita contestazione sarebbe un intollerabile «attacco», non come i quei veri attacchi russi agli ucraini che lui ama sminuisce per convenienza.
1 commento