Adinolfi continua a difendere suor Rosalina, sostenendo che la violenza sia lecita nei casi di «correzione»


«A causa anticristiano che va di moda, i cristiani impegnati vengono perseguitati. Non esistono limiti ai metodi correttivi». Lo ha dichiarato Mario Adinolfi a Piazza Pulita, intenzionato a difendere le violenze e delle vessazioni che suor Rosalina infliggeva agli ospiti della sua comunità.
Secondo Adinolfi, non interessa a nessuno ciò che pensano le vittime della religiosa. Lui guarda alle famiglie che si dicono grate per avergli tolto un problema, prendendo i loro figli e sottoponendoli ai suoi discutibili metodi.
Se è probabile che l'unico motivo per cui Adinolfi difende la suora è perché lui sostiene che chi fa leva sulla religione debba essere esentato dal rispetto della legge e della morale, curioso è che sostenga che la violenza sia lecita quando lui vuole «correggere» le persone che lui sostiene siano sbagliate. Poi, però, se qualcuno osa contestarlo lui dice che quella sarebbe una violenza inaccettabile che offende il suo dirsi cristiano.
Per sostenere che botte che la suora dava a chi non pregava, è ricorrendo al solito benaltrismo che tanto piace alle destre che Adinolfi ha iniziato a urlare con tono cantilenante: «Se facevano meditazione buddista, nessuno gli avrebbe detto niente».
Forse lo avrà letto nella palla di cristallo, in quel suo proporsi come il "giornalista2 che fa "giornalismo" basandosi sui "se" e sui "ma". Perché davanti ai fatti pare assurdo appellarsi a un qualcosa che lui non sa e che dice solo per distrarre il pubblico dal vero tema.
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