Adinolfi continua a mostrare fastidio e intolleranza verso il diritto di opinione altrui
Ora che non può più andare in televisione a sostenere la truffa della veggente Gisella, Mario Adinolfi cerca visibilità vantandosi dei costi sulla collettività causati dai suoi comizi contro le donne.
La sceneggiatura della sua messa in scena è sempre la stessa: lui organizza incontro di rara violenza in cui sostenere teorie contro i diritti di milioni di donne, inveisce contro la sinistra per sottolineare la sua nuova fede nell'estrema destra e piagnucola se qualcuno protesta davanti all'aberrante pensiero di cui lui si fa promotore. Nella sua mente, lui avrebbe il diritto divino di poter chiedere leggi che cancellino i diritti degli altri, mentre gli altri non dovrebbero essere privato dal diritto di critica:
Dato che Adinolfi non ha ancora abolito la democrazia, è un dato di fatto che i contestatori avessero ogni diritto di protestare. Il fatto che lui voglia fomentar ei suoi contro il Pd o il fatto hc lui si dicesse estasiato dalle leggi del Qatar non hanno valore legale per sancire che lui abbia deliberato la fine della libertà di opinione, di parola e di pensiero.
Al solito, pare che Adinolfi abbia voluto romanzare quando accaduto, in quella sua abitudine a cercare di far leva sul vittimismo. Nelle immagini non si vedono accerchiamenti, agenti in in tenuta antisommossa o atti violenti, cosa che si è invece potuto ravvisare nelle violenza delle parole proferite dal fondamentalista romano davanti al ristretto gruppi di estremisti che ha partecipato al suo comizio:
Interessante è anche l'atto minaccioso con cui Adinolfi ha iniziato a riprendere i contestatori, cercando di provocarli. Tanto lui era scortato a a nostre da carabinieri che aveva sottratto a compiti più importanti al solo fine di cercare visibilità con la provocazione.