La Lega come i talebani. Elogi ai vandali che hanno distrutto l'opera d'arte sgradita al loro partito


Pare una vera e propria istigazione alla delinquenza quella che ha visto il consigliere regionale leghista Matteo Montevecchi, nonché ex social manager del leghista Simone Pillon, in quello che pare un elogio, neppure troppo velato, ai vandali che hanno distrutto un'opera d'arte autorizzata dal Comune di Rimini. E la sua posizione si aggrava ulteriormente se si considera che era stato proprio lui ai aizzare gli intolleranti contro il murales, evidentemente ritenuto troppo inclusivo agli occhi di un leghista.

Se l'atto criminale ricorda quei talebani che distruggevano le opere d'arte a loro sgradite, pare davvero di cattivo gusto il suo scrivere:



Ovviamente i suoi seguaci si sono detti felici che l'opera sia stata distrutta in quanto non ritenuta gradita ad una certa destra.

In mattinata era stato l'ex senatore leghista Simone Pillon a sostenere che i delinquenti che hanno distrutto l'opera fossero dei santi, prima di precisare che lui era pronto ad andare a Rimini a compiere quell'atto criminoso in prima persona.





In principio erano i talebani a distruggere le opere d'arte ritenute sgradite alla loro ideologia. Poi li hanno copiati i terroristi dell'Isis. I leghisti sono davvero convinti di volersi unire a loro?

Il murales era stato criticato anche dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus che, ricorrendo alla loro solita propensione all'insulto, scriveva:

Un’iniziativa, inoltre, che palesa che una vera e propria ipocrisia nel modus operandi del mondo Lgbtqia+. Se da una parte, infatti, ci si proclama paladini delle libertà e dei diritti, dall’altra poi non si rispettato i diritti e lei libertà degli altri, di chi la pensa diversamente, ma anche delle stesse donne sostituite dalla cultura della sessualità fluida. Neanche, in definitiva, si rispettano i diritti di chi - di passaggio o di chi si reca nella vicina chiesa - vedrà questa chiara e inequivocabile provocazione.
Il murale è stato cancellato e "imbiancato", in realtà non dal Comune né dalle autorità competenti ma per ora da ignoti. Nonostante questo c'è chi si è detto d'accordo con il suo messaggio, come Vladimir Luxuria che sui social ha scritto "gli uomini trans possono allattare", dimenticandosi però di spiegare che se possono farlo è proprio perché, in realtà, si tratta di donne.

Insomma, la solita manfrina ad ode di chi cerca di censurare qualunque opinione contrasti col loro pensiero unico. Avessero fatto lo stesso a un un loro qualsiasi murales, avrebbero dato di matto parlando di attentato alla libertà di espressione. Ed ovviamente non si "Tratta di donne", ma di uomini trans. Evidentemente Provita non capisce l'ovvio mentre cerca di insultare chiunque non la pensi come loro.
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