Gi evangelici contro la mostra Pride di Cuneo: «È propaganda gender in luoghi pubblici»
Il pastore evangelico Luigi Carollo si vanta di organizzare imprecisate attività di "evangelizzazione" per strada, ma poi chiede che ai gay sia vietato di potersi mostrarsi in pubblico perché a lui sgraditi.
Lo ha sostenuto in un'intervista rilasciata al forzanovista Andrea Rovera, ossia a quel tale che elogia ogni sua asserzione omofoba sulla sua pagina Facebook:
Nel suo articolo, il signor Andrea Elia Rovera scrive:
In questi giorni alcuni cittadini cuneesi ci hanno segnalato che il 3 giugno prossimo, presso Palazzo Santa Croce, sede della Biblioteca Civica 0-18, verrà inaugurata la “Mostra Pride 2023”. Nel comunicato diramato sul social network “Facebook” si legge: “quest’anno l’Associazione “Arcigay Grandaqueer LGBT+” presenta la settimana del Cuneo Pride week 2023 in un progetto espositivo a carattere storico e culturale negli spazi delle sale di Palazzo Santa Croce”.
I cittadini, preoccupati da questo continuo “martellamento” a sfondo LGBT, si chiedono se sia il caso di fare una simile iniziativa all'interno della Biblioteca dedicata ai minorenni della nostra città. Se proprio si doveva fare non si poteva trovare un luogo più idoneo e non esplicitamente frequentato da minori?
Se è fastidiosa la ferocia con cui le lobby anti-gay tentano di promuovere odio sostenendo che i gay rappresenterebbero una minaccia per i minori, sostenendo che i cittadini siano preoccupati da chi non promuove discriminazione, prosegue:
Su questo tema abbiamo voluto interpellare un ministro di culto, un teologo di fede evangelico-pentecostale, il Pastore Luigi Carollo della “Sabaoth Church”. Per sentire una campana differente da quella del mondo LGBT gli abbiamo posto due domande.
Inizia così la surreale intervista:
Pastore, il 3 giugno, il Comune di Cuneo ospiterà a Palazzo Santa Croce “Mostra Pride 2023”. Lo fa nel palazzo che è sede della Biblioteca Civica 0-18. Questo ha tutto il sapore di un indottrinamento della Cultura Gender. Tu cosa ne pensi a riguardo?
La scelta della location non è casuale, sembra anzi essere strategica. Non possiamo negare il fatto che di alcune ideologie se ne vuole fare indottrinamento. Questa scelta ha una doppia valenza. La prima: usare un luogo di cultura e di ricerca – frequentato da un pubblico prevalentemente giovane –; la seconda: entrare nei luoghi istituzionali, aperti al pubblico, facendo “notare i propri muscoli” in mezzo alla finta debolezza dettata da una pseudo-discriminazione, secondo noi fittizia, a loro riguardo.
Organizzatore dell'evento risulta essere l’Associazione “Arcigay Grandaqueer LGBT+”. Perché fare un simile evento nella biblioteca dedicata ai minorenni? Cosa si cela dietro questo tipo di propaganda?
Dietro tutto ciò vi è senz'altro il desiderio di colpire una fascia di età vulnerabile. Spesso sento usare la frase: “dobbiamo rieducare questa generazione”. Concetto pesante e pericoloso che si è sentito dire solo dall'estremo Comunismo.
Tuttavia, le associazioni di propaganda LGBT+, usano spesso giocare sulle immagini. Come ben sappiamo, i bambini restano colpiti in modo speciale dalle immagini, specialmente quelle ricche di colori forti ed appariscenti. Com'è già successo in alcune scuole del nostro territorio modenese, vi sono stati eventi di Propaganda Gender camuffati da eventi di “prevenzione alla discriminazione”. Per quel che concerne la lotta al bullismo e ad ogni forma di violenza possiamo essere d'accordo ma non possiamo assolutamente accettare che, nelle classi dei nostri figli e nei luoghi deputati ai minori, entrino delle coloratissime e non specializzate Drag Queen. Questo tipo di eventi formativi ed informativi devono essere fatti da pedagogisti, specializzati ed accuratamente preparati per affrontare questi temi. Le Drag Queen, invece, in un certo qual modo, hanno cercato di portare nuovo ideologie – di discutibile condivisione – ai nostri minori, camuffandole da prevenzione.
Spero che i genitori, titolari dell'educazione psico-affettiva dei loro figli, possano chiedere spiegazioni alle Autorità Competenti riguardo l'uso di location che dovrebbero essere usate esclusivamente per i bambini e per la loro formazione culturale. Concedere una sala in un palazzo in cui si trova la Biblioteca Civica per fare una “Mostra Pride” è divisivo.
Ci siamo rivolti ad un Pastore di formazione pentecostale per dare voce anche a quelle minoranze cristiane che nel nostro Paese spesso non sono tenute in considerazione. Quando si tratta di formazione dell'infanzia, di educazione dei minori e di informazione sulle tematiche psico-affettive bisogna essere molto cauti e molto delicati. Nessuno si può sostituire ai genitori e alle famiglie e su questo anche il Governo Meloni è stato chiaro sin dal principio della legislatura.
Insomma, il pastore cita a casaccio imprecisate drag queen per mostrare la sua totale adesione alla propaganda delle destra statunitense, citando a caso teorie di Gandolfini e negando che è proprio perché la biblioteca è un luogo di cultura che è doveroso ospiti eventi simili. Surreale è il suo tirare in ballo i bambini, ribadendo che lui vuole corrompere i suoi gigli all'omofobia, finendo col tirare in ballo le scuole in un discorso che pare non avere né capo né coda.
Opinabile è il suo fire che accettate l'esistenza di interi gruppi sociali sarebbe "divisivo" e che i cristiani (o sedicenti tali) sarebbero discriminati da chi non impone le loro discriminazioni. Il tutto auspicando che la Meloni imporrà leggi che limiteranno il diritto all'esistenza dei gay.