Trasmessa l'ultima puntata di Che tempo che fa, epurato con la colonizzazione meloniana della Rai


Mentre il governo è impegnato a trasformare la Rai in Tele Meloni, è andata in onda l'ultima puntata di Che Tempo Che Fa.
Il monologo di congedo di Luciana Littizzetto non è stato primo di posizioni forti. Dopo alcune battute sull’arredo dello studio «da vendere su Ebay» o donare ad «Antonella Clerici», è commentando lo scatto che ritraeva la Meloni accanto a Justin Trudeau che ha commentato: «Qui le stava dicendo che era preoccupato per i diritti lgbt in Italia e lei ha fatto una faccia…». Mentre «nella foto con l’ideologo di Donald Trump, vedi con che passione lo guardava?».
Poi, in una letterina «indirizzata a Viale Mazzini», ha scritto: «Cara Rai, tu che sei partita con un canale e adesso ne hai più di Venezia. Tu che hai Tg1, Tg2 e, per ora, anche il Tg3. Tu che non hai più l’Annunziata. Eccoci arrivati alla fine della nostra relazione. Abbiamo retto a sette governi. Sono stati anni proprio belli, di allegria, fatica, grandi ascolti, ospiti importanti. Ogni anno pestavamo qualche merdone e ci spostavi di canale, ma abbiamo resistito: soprattutto grazie ai nostri milioni di spettatori che ci vogliono bene. Cara Rai, tu per me non sei la parte politica di turno che ti governa, tu sei Enzo Biagi, Mike Bongiorno, Piero e Alberto Angela, Pippo Baudo, Renzo Arbore, la mia amata Raffaella. Mi lasci ricordi straordinari, e pure sto pirla di Fabio, che mi dovrò portare “alla prova del Nove”. Grazie a Fabio per tutti questi anni insieme. L’unico presentatore che se fa pessimi risultati gli danno addosso, e che se ne fa di ottimi gli danno addosso il doppio. Cara Rai, restiamo amici, chissà se un giorno ci ritroveremo, in un’Italia diversa, dove la libertà venga rispettata. In un’Italia dove un ministro non si preoccupa di quello che fa un saltimbanco. Non ti dimenticare che il servizio pubblico è di tutti, di chi governa e di chi pensa il contrario». Infine, con un chiaro riferimento agli sfottò di Salvini, ha aggiunto: «P.s. Bello ciao».
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