La Meloni spinge per rendere reato la famiglia


Dato che Giorgia Meloni non gradisce che l'elettore sappia che il suo governo è in ritardo nella gestione del Pnrr e che tanti soldi potrebbero andare persi a causa loro, la signora ha deciso di revocare i doveri della Corte dei Conti in modo che i giudici non posano più intervenire con i loro controlli in itinere sull’attuazione del Pnrr.
La più grande operazione di spesa dal Dopoguerra sarà interamente nelle sue mani. Lei prenderà i soldi, ne farà quel che vuole e non permetterà nessuno di poter esercitare un controllo a tutela dei cittadini.
Mentre la signora Meloni nasconde i conti e torna a vendere armi in Arabia Saudita, l'altra sua priorità è quella di rendere Putin ed Orban fieri di lei attraverso una legge che vieterà la nascita di quelle poche decine di bambini che non risultano graditi alle organizzazioni forzanoviste con cui lei ha sottoscritto accordi di cooperazione.

E così, è con una ingiustificata fretta che la Commissione Giustizia della Camera ha concluso il voto degli emendamenti alla proposta di legge che dichiara la gestazione per altri reato universale, cioè perseguibile anche se commesso all'estero. Chiunque abbia figli contro il loro volere nell'intero globo terracqueo sarà reso punibile, così impareranno a non avere figli attraverso rapporti sessuali extraconiugali come la Meloni o con fidanzatine sempre diverse come Salvini.
In extremis hanno approvato un emendamento che prevede la punibilità dei soli cittadini italiani, dato che il loro testo avrebbe comportato l'arresto di dunque famiglia gay avesse visitato il paese. Ovviamente la norma finirà solo con il colpire i gay, dato che per loro sarà difficile individuare quella maggioranza delle coppie eterosessuali che accedono alla GpA e che continueranno liberamente ad accedervi, semplicemente ricorrendo a donne in stato di povertà dato che è solo nei Paesi più povero che sarà più facile non veder riportati altri nomi nell'atto di nascita come avviene laddove la GpA è scelta libera della donna.

Esulta la ministra Eugenia Roccella, già portavoce delle lobby anti-gay di Gandolfini. A detta della signora, la «posizione del governo è di assoluta condanna di ogni forma di surrogazione di maternità, in quanto forma di commercializzazione della genitorialità, lesiva della dignità della donna e dei diritti dei bambini». Insomma, dice quello che dicono gli evangelici statunitensi e che Provita Onlus rilancia in Italia.
Chiarisce poi che il loro parlare di "utero in affitto" è prettamente propagandistico, dato che loro vogliono vietare anche i casi in cui la GpA non comporta scambi economici perché lei lamenta che le spese mediche vengano rimborsate: «anche le forme cosiddette 'altruistiche' spesso mascherano pagamenti in forma di rimborsi spese e/o indennità e prevedono comunque sempre l'obbligo per la donna di cedere il figlio ai committenti. Col risultato peraltro paradossale che in questi casi spesso sono solo le donne a ricevere eventualmente meno soldi, perché l'attività dei centri di fecondazione artificiale, le consulenze legali e contrattuali e le biobanche richiedono comunque lo stesso pagamento».
A sostegno di quell'abominio, la relatrice Carolina Varchi di FdI ha dichiarato: «Abbiamo concluso l'esame degli emendamenti con una piccola riformulazione al testo base. Il divieto di questa pratica che già c'è ha permesso che in Italia non si diffondesse, con questa legge estendiamo il reato alle condotte all'estero convinti che questo ulteriore divieto disincentiverà il ricorso a pratica della gestazione per altri e anche il turismo procreativo». Peccato che nessuno avesse mai proposto di legalizzare la GpA in Italia e che quello fosse solo un loro slogan propagandistico.

«La priorità della destra è limitare i diritti. Pnrr, alluvione, asili, inflazione vengono dopo, forse. Ora la loro urgenza è attaccare le famiglie arcobaleno e i loro figli: la corsa forsennata in commissione giustizia per una legge folle lo dimostra. Continueremo a opporci», ha scritto Alessandro Zan.
I deputati Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Valentina D'Orso e Carla Giuliano del M5S hanno commentato: «Come purtroppo previsto, la maggioranza ha bocciato tutti gli emendamenti 5 Stelle alla legge sulla maternità surrogata con i quali volevamo introdurre finalmente una piena tutela dei diritti di tutte le bambine e di tutti i bambini. Proponevamo, e riproporremo in aula, un ventaglio di soluzioni tutte pensate nel prevalente interesse dei bambini. Peraltro con i nostri emendamenti il Parlamento potrebbe accogliere in pieno il monito della Corte Costituzionale rivolto proprio al legislatore. Ma l'Italia è in mano a una maggioranza irresponsabile che pur di seguire il suo furore ideologico calpesta i diritti delle persone e la responsabilità istituzionale».
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