Provita Onlus va all'attacco degli studenti bolognesi


L'organizzazione forzanovista Provita Onlus sostiene che il benessere degli studenti sia «una deriva» e chiede che siano sistematicamente discriminati nelle classi perché a Jacopo Coghe non sta bene che una ragazza trans possa essere definita al femminile, come decenza vorrebbe. E così scrivono:



Insomma, la loro priorità è quella di discriminare gli studenti e separare i bagni. Ed è ricorrendo alla loro solita retorica su come peni e vagine dovrebbero identificare le persone che scrivono:

Tra le più accese lotte di questo primo ventennio del XXI secolo c’è quella tra la scienza e una particolare forma di “fede”. La scienza in questione, tanto per essere chiari, è la biologia. La quale, stabilisce che l’umanità non è un insieme indifferenziato, ma una immensa famiglia, che ha il suo fulcro in due o soltanto due generi: maschile e femminile.

In realtà quelli sono i sessi., I generi non sono due e non basta che Jacopo Coghe urli che lui vorrebbe che lo fossero per rendere vera la sua convinzione che tutto vada rapportato ai suoi pruriti sessuali.

proseguendo nel sostenere che l'identità sarebbe una religione agli occhi di chi ama abusare della religione a fini di discriminazione, proseguono:

La fede, se vogliamo chiamarla così, è l’ideologia del gender, che vorrebbe far credere con inesausto proselitismo, che si possa nascere nel corpo sbagliato o che un uomo possa essere mamma, e che il sesso biologico sia una mera opinione come la preferenza per una squadra di calcio.

Peccato che nessuno abbia detto che un papà può essere una mamma, ma si sa che a loro piace manipolare le dichiarazioni altrui per far leva sul pregiudizio. E dato che loro promuovono omofobia nella convinzione che la si possa ritenere materia di promozione delle destre, è attaccando il Pd che scrivono:

Al Comune di Bologna, la fede gender sta aggredendo la scienza e la Costituzione. Infatti il Consiglio comunale, su proposta di Porpora Marcasciano - consigliera comunale e Presidente della Commissione Pari Opportunità - ha chiesto, e ottenuto, al sindaco, in quota Partito Democratico, Matteo Lepore di «istituire registri di autodeterminazione di genere all’interno dell’amministrazione comunale». E per non fare le cose a metà, di predisporre «servizi igienici senza vincolo di genere». Come a dire che i bagni pubblici in Italia, dalle scuole ai bar, dalle stazioni agli stadi, avrebbero «vincoli di genere».

Forse Jacopo Coghe non lo sa, ma quando sui bagni c'è il disegnino di una femminuccia, lui non può entrare. Quindi si, i bagni possono avere vincoli di genere.

Sostenendo che tutto ciò che non è rapportato agli istinti sessuali di Coghe sarebbe da ritenersi ingiusto in quanto non utile ad accrescere i privilegi del barbuto portavoce dell'organizzazione forzanovista, scrivono anche:

Difficile riassumete tutte le ambiguità del documento, perché è tutto l’impianto che fa difetto e tende a dividere i cittadini in fazioni e gruppi elettivi: l’opposto di quella pacificazione sociale che tutti i partiti dovrebbero auspicare.

Come no. Discriminiamo per non dare fastidio agli omofobi. E magari mistifichiamo pure la Costituzione, come loro hanno fatto sostenendo che la Carta darebbe ragione a chi discrimina:

La Costituzione italiana del resto, contro quanto afferma ripetutamente il documento, riconosce i cittadini italiani, e non «le soggettività» individuali sulla base dei proprio vissuto, delle proprie proiezioni o dei propri orientamenti sessuali.

Coghe si lancia così nel sostenere che il rispetto sarebbe illegale:

In nome di queste interpretazioni abusive, si chiede dunque l’istituzione di un, udite udite, «registro di genere per l’impiego». Quindi un registro che cancelli la scienza, non tenga conto della Carta e discrimini i bolognesi in base a costrutti ideologici deviati ed eversivi dell’ordine pubblico.

Visto che a loro piace creare false contrapposizioni, cercano di sostenere che l'omofobo debba sentirsi discriminato dalla mancata discriminazione degli altri:

Quindi ci sarebbe un cittadino di seria A, privilegiato perché si dichiara non binario, che potrà cambiare nome a piacimento, e questo ad ogni mutar di luna. E un cittadino comune e plebeo, che non potrà. Insomma, lo si è capito, una pseudo religione sessuofobica si vuole impadronire della società bolognese.

A quel punto parce la beatificazione del solito leghista che si oppone al rispetto:

Un commento a tal proposito arriva da Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega a Bologna: «non ho potuto che votare contro la proposta della sinistra e prendere posizione in maniera chiara. Si tratta di una pericolosa deriva gender che abbraccia in pieno la fluidità di genere. Il totale sganciamento del genere dal dato sessuato, senza neanche passare da percorsi di carattere medico e/o giuridico. La mera autopercezione assoluta che decide di ignorare integralmente la realtà e il dato biologico. È un’impostazione pericolosa con implicazioni di ogni tipo che la sinistra di Bologna ha deciso di sposare. Si tratta, tra l’altro, di una pratica che non può che portare confusione, disorganizzazione e problemi anche dal punto di vista della convivenza sociale di ogni giorno. Non paghi di tutto questo – prosegue Di Benedetto - hanno deciso di bocciare la mia proposta contro l’applicazione di misure analoghe nelle scuole di Bologna. La volontà politica, evidentemente, è quella di procedere, presto o tardi, anche nelle scuole. Ci opponiamo e ci continueremo sempre a opporre a ogni tentativo di colonizzazione ideologica, a maggior ragione quando in gioco ci sono i diritti dei più piccoli e indifesi, i bambini».

Insomma, il leghista voleva che gli studenti fossero discriminati. Ed ovviamente Provita gli dà ragione, invitando i propri proseliti a sostenere che la discriminazione farebbe bene ai bambini:

Speriamo che i cittadini si sveglino presto e difendano ciò che sono per il bene di tutti, specie dei bambini e delle future generazioni.

Ecco. Speriamo che i cittadini dsi sveglino e inizino a difendere i propri figli da Provita Onlus e da quanti li vorrebbero discriminare.
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