Jacopo Coghe invita gli intolleranti a calpestare le sentenze della Cassazione
Jacopo Coghe sostiene di essere espressione del suo pene e che l'escrescenza che sostiene di avere tra le gambe sia l'elemento che lo identificherebbe. E dato che lui si proclama pene e dice che sarebbe il suo pene a definirlo, sbraita come un pazzo che a lui non sta bene che le donne transessuali non siano costrette a subire amputazioni genitali e sterilizzazioni forzate.
Lo dichiara nel suo programma di istigazione transfobica prodotto dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus:
Se fa ridere usi lo slogan "restino liberi" per chiedere che si impongano mutilazioni genitali in stile nazista, grave è che inciti i suoi proseliti a non riconoscere le sentenze della Cassazione che, già dieci anni fa, sentenziò che non è lecito costringere una donna transessuale alla sterilizzazione forzata solo perché lo vogliono loro.
E dato che Emanuela è legalmente una donna, il suo definirla "uomo" al solo fine di ostentare la sua intolleranza appare come un atto diffamatorio e violento. A lui non sta bene? Problemi suoi. Ma non è con la violenza e con la prepotenza che potrà imporre il suo opinabile pensiero fondato su una ideologia antiumana e liberticida.