Provita Onlus schiuma contro Diletta Leotta


L'organizzazione forzanovista Provita Onlus continua a strillare che il loro Jacopo Coghe esige leggi in stile russo che impongano che i figli siano ritenuti un privilegio che va riservato ai soli eterosessuali. A lui paiono andare bene anche i bambini nati da stupri, costretti a vivere in stato di abbandono o lasciati da padri che se ne sono andati con la cameriera: l'improntante è che ci sia stato un rapporto sessuale che contemplasse una penetrazione vaginale.
Poi, una volta che un maschio bianco ha eiaculato secondo il suo volere, la donna diventa oggetto di repressione che va costretta con la forza a partorire. E quando partorirà, i suoi figli andranno necessariamente discriminati e resi vittima di violenze se oseranno non andare a caccia di altre donne da ingravidare secondo il volere di Coghe.

Aderendo a quella ideologia, è il loro Giuliano Guzzo a scrivere:



L'organizzazione attacca un podcast di Diletta Leotta con cui si intendeva «esorcizzare le paure e le ansie che accompagnano la sua prima gravidanza». Ovviamente sottolineano che Jacopo Coghe vuole che le femmine italiane siano indotte a produrre quanta più prole il loro utero sia in grado di produrre, dato che la loro Silvana De mari era stata chiara sul fatto che lei aveva bisogno di soldati bianchi da mandare in battaglia contro gli islamici per condurre una guerra per la supremazia in stile crociate.

Dopo un po' di giri di parole, arrivano a chiarire il motivo della loro cieca rabbia:

Ci riferiamo al contenuto della settima puntata. Essa, infatti, discutibile ha avuto per ospiti due uomini «meglio conosciuti sui social come i “Papà per scelta”» impegnati «a raccontarsi a cuore aperto […] tra risate - tante - e momenti emozionanti […] nella loro vita da genitori dei due gemelli avuti grazie alla Gestazione Per Altri. Una famiglia arcobaleno che ha davvero tanto da insegnare».

Ovviamente a Coghe non sta bene che qualcuno possa non condividere il suo odio contro le famiglie arcobaleno, motivo per cui ha ritenuto che Guzzo dovesse affrettarsi a insultare chi osa dissentire dal lor pensiero unico. E così si inventando che l'omofobo dovrebbe sentirsi legittimato nel suo cieco odio perché Coghe giura che chiunque non condivida l'ideologia di Putin lo farebbe solo perché costretto:

Ora, sulla coppia di due uomini in questione, diciamo, non c’è granché da dire: il fatto che abbiano oltre 323.000 follower su Instagram dimostra al di là di ogni ragione dubbio che la loro storia è già sufficientemente nota. Ci sarebbe invece da dire, e molto, a Diletta Leotta, partita come si diceva con delle buone puntate, salvo poi non solo concedere spazio a rappresentanti del mondo Lgbt – una sorta tributo che sui grandi media pare ormai impossibile non pagare, se non si vuol passare per bigotti od oscurantisti -, ma perfino, indirettamente, ad una pratica abominevole come l’utero in affitto, che si è scelto di chiamare «Gestazione Per Altri».

In realtà si chiama GpA, dato che sono stati i gruppi fascisti a coniare il nomignolo che loro usano per incitare all'intolleranza ai loro neri proseliti. Parte così la solita riproposizione della propaganda anti-gpa dell'organizzazione forzanovista:

Dunque altro che “Mamma Dilettante”, con l’utero in affitto si arriva a “Mamma annullata”, “Mamma eliminata”, “Mamma sfruttata”.
Un meccanismo che, in questi anni, ha visto: delle donne lasciarci la pelle; delle donne ammalatesi di cancro costrette ad abortire dall’amorevole coppia committente; dei genitori “intenzionali”, come usa oggi dire con una espressione assai opinabile, che rifiutano il bambino commissionato «perché non assomiglia abbastanza» a loro, o che ritirano solo uno dei due gemelli – guarda caso, quello nato sano e non quello con la sindrome di Down - venuti al mondo. Ci sono poi pure casi di neonati abbandonati, semplicemente, perché non più desiderati. Soprattutto: non c’è un caso, neppure quando ci prova a parlare di «gestazione per altri solidale», in cui il figlio non sia ridotto a merce di scambio.

In realtà si potrebbe contestare ogni loro frase, ma ci limiteremo ad osservare come loro cerchino di paragonare i bambini ad oggetti nel tentativo di corrompere i loro proseliti all'intolleranza. Il tutto arrivando a scrivere:

Si può donare una cosa propria, ma con un bambino si ha una relazione: un essere umano non è appunto una cosa». Chiaro, cara Leotta? «un essere umano non è appunto una cosa».

Con buona pace per Guzzo, sono loro che raffigurano i bambini come oggetti nel carrelli della spesa. I papà e le mamme di quei bambini di certo non li conieranno oggetti, anche se lui li accusa di una fantasia che esiste solo nella sua mente. E ci spiace per lui, ma i bambini nascono da un coito, indipendentemente dalla sussistenza di una relazione, come dimostra quella loro Meloni che ha avuto figli senza essere sposata o quel loro Salvini che ha avuto figli da donne diverse.
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