Provita Onlus si inventa che la "carriera alias" porterà a stupri. Insieme alla Lega, attacca anche l'educazione sessuale
Jacopo Coghe ama cercare di fomentare paure irrazionali nei suoi lettori nella probabile convinzione che disinformazione e pregiudizio possano contribuire ai suoi introiti e alla sua ideologia discriminatoria, Ma suscita un certo orrore vederlo capace di sostenere che se le ragazze trans non verranno chiamate al maschile dai professori e se non verranno costrette a usare i bagni dei maschi, le loro figlie dodicenni verranno stuprate:
A sostegno della loro battaglia contro il rispetto e per la sistematica discriminazione degli studenti trans nelle scuole italiane, il fondamentalista pare non aver trovato materiale utile. E così pare attinge ai siti evangelici dell'estrema destra per mettere a frutto un presunto stupro avvenuto dall'altra parte dell'oceano per generalizzare un singolo caso contro milioni di persone.
Rasentando il ridicolo, scrivono:
L'adozione della carriera alias, comporta il diritto per i ragazzi maschi che si percepiscono femmine di usare i bagni e gli spogliatoi delle ragazze. Ecco quello che è accaduto in America.
Una ragazzina di 12 anni, che chiameremo Ray per una questione di privacy, è stata violentata da uno studente maschio a cui era stato permesso di usare il bagno delle ragazze nella sua scuola, in New Mexico, a Rio Rancho, dove gli alunni che di dichiarano “transgender” possono usare qualsiasi bagno o spogliatoio e il personale scolastico invita le ragazze ad accettare i maschi nei loro spazi, a rimanere in silenzio se si sentono a suo disagio e ad astenersi dal “giudicare” le persone transgender.
Premesso che se uno stupratore vuole stuprare una ragazza, non ha certo bisogno di quel regolamento dato che è evidente che i fatti non siano avvenuto mentre le altre ragazze si cambiavano a fianco della vittima, Coghe cerca di mettere a frutto quel racconto per asserire:
Ray non usa più i bagni pubblici da sola, non va più a scuola e deve curare l’ansia e la depressione, da quando è successo il fatto.
Quindi è stata stuprata. Ma quale sarebbe il nesso con la richiesta di Coghe di costringere alcune donne a doversi cambiare in mezzo a dei maschi perché lui non le riconosce come donne? Oppure è un racconto a caso, buttato lì perché Coghe riteneva fosse un peccato non cercare di strumentalizzare una violenza sessuale?
Non contenta, è continuando a cavalcare la truffa "gender" che l'organizzazione forzanovista scrive pure
Tale Fabrizio Cannone si scaglia ocntro un progetto che ha l’intento di «riqualificare uno spazio pubblico ricevuto in concessione per 15 anni dal Comune di Bologna e restituirlo alla città dopo un lungo periodo di abbandono».
La loro teoria è che se Jacopo Coghe urla che lui non accetta l'esistenza dell'identità di genere, bisognerebbe vietare di potere parlare:
E in tutta Italia la necessità di riqualificare spazi pubblici in stato di abbandono è senza dubbio una urgente necessità. Il problema sorge quando si usa il concetto nobile di “riqualificazione” – che contiene il lemma qualità – per proporre iniziative discutibili e certamente divisive, che con l’ambiente, la natura e la cultura non c’entrano nulla.Sul sito si dice che «l’incontro cercherà di rispondere a queste e altre domande». E lo farà a partire da “Lina l’esploratrice” e “Bruno l’astronauta”, due pubblicazioni di Settenove che hanno fatto parlare molto per l’approccio diretto, semplice e «aperto» con cui affrontano il tema dell’educazione sessuale a bambine e bambini. Questo fantomatico «approccio diretto, semplice e aperto» con cui si affrontano tematiche spinose e sicuramente non adatte a tutte le età, è già un segno piuttosto negativo. Specie rivolgendosi, come scrivono, a bambini e bambine. Basti pensare, infatti, che il libretto intitolato “Lina l’esploratrice” è esposto sul sito e la copertina mette in luce la pochezza etica di chi si autoproclama educatore senza esserlo. Ignorando ogni regola di buon gusto la protagonista è rappresentata, con il modo del fumetto, nuda e di spalle mentre con una lente di ingrandimento “esplora” i propri genitali. I lettori avranno subito la percezione del tipo di rieducazione, intrisa di nichilismo etico e vuoto valoriale, che i “nuovi rieducatori” vorrebbero praticare sui loro figli.
Così domani, 4 luglio, presso il centro culturale sottratto al degrado, ci sarà il terzo incontro della rassegna “Serrenove”, un ciclo di conferenze, a partire da pubblicazioni della casa editrice Settenove. Il titolo dell’evento è infatti “Educazione sessuale” e il sottotitolo è “Editoria Indipendente / Questioni di Genere”.
Il solo uso di queste espressioni suona ambiguo e pericoloso, come ben sanno i nostri lettori. E ancora peggio sono le domande che, in guisa di presentazione dell’incontro, vengono poste al lettore: chiare nella loro voluta ambiguità. «Da dove partire per una nuova idea di educazione sessuale? Come fare a portarla nelle scuole scavalcando taboo, stereotipi e visioni ideologiche sull’infanzia? Esiste un’età ideale in cui cominciare? Come iniziare a educare chi educa?».
Curioso è come dicano che la natura sarebbe "divisiva" mentre poi pretendono che siano dato spazi pubblici sai loro comizi divisivi riguardo alla loro richiesta di eliminare il diritto di scelta delle donne e di istituzionalizzare l'omofobia.
Non paghi, sottolineano che la Lega è contraria come loro ad ogni tipo di educazione sessuale mentre si moltiplicano i femminicidi:
La vicenda ha avuto anche ripercussioni politiche. Ad esprimersi in merito Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega a Bologna: «Ribadiamo il nostro fermo NO a ogni attività di sessualizzazione dei bambini» ha dichiarato. «Vanno rispettati i tempi di crescita e sviluppo dei più piccoli. Se come sembra si tratta di un’iniziativa volta a introdurre alla sessualità i bambini, anche di età molto bassa, si pongono gravi interrogativi. Le Serre dei Giardini è uno spazio pubblico, che intercetta finanziamenti del Comune e della Regione per portare avanti attività culturali. Gli organizzatori chiariscano il target del loro evento, se sono coinvolti o meno bambini, che fondi sono stati usati, se il Comune e la Regione sono stati informati, e in che modo ritengono legittimo svolgere attività di questo tipo in uno spazio pubblico, e, infine, perché dovrebbero rientrare tra quelle per cui è stato concesso questo spazio. Giù le mani dai bambini, non devono diventare oggetti o soggetti passivi di sessualizzazione. Da parte nostra difendiamo e difenderemo sempre i più piccoli».
Peccato che negare una sana educazione sessuale ai bambini non è detto significhi "difenderli", anche perché è probabile che tanti preti pedofili potrebbero approfittarne per abusare di loro.