Porro si eccita davanti ad una Venezi che intona l'inno non ufficiale delle RSI


Nonostante il suo linguaggio scurrile possa far pensare che la signora Beatrice Venezi sia una scaricatrice di porto, la consulente musicale di Giorgia Meloni è una direttrice di orchestra che piace molto a destre e gruppi forzanovisti perché vuole essere apostrofata al maschile in sfregio a chi combatte il sessismo. Ed dunque è a nome del Governo Meloni che la signora ha dichiarato che i francesi sarebbero «teste di c*zzo» e «miserabili» perché osano non volerle darle i loro soldi a fronte della sua militanza nell'estrema destra.
Evidentemente intenzionata a irridere gli antifascisti, la signora Venezi ha eccitato le destre intonando l'inno non ufficiale delle RSI come fuoriprogramma in occasione del centenario pucciniano.

Ovviamente plaude Nicola Porro, il quale sostiene che intonare musiche fasciste sia un dispetto alle sinistre:



Citando a casaccio la «cancel culture» e sostenendo che la signora Venezi sarebbe «direttore d’orchestra rinomata a livello internazionale» in quel sottolineare che sarebbe una brava donna di destra che non sua il femminile, il sito di Porro sostiene che la sua beniamina sarebbe «finita nel mirino degli “antifascisti” di maniera a Nizza che hanno chiesto l’annullamento dell’invito a dirigere l’Orchestra filarmonica locale per il balletto di Natale e per il Concerto di Capodanno».

Considerato che Porro sostiene che chi vuole discriminare oi gay abbia diritto di farlo, non si capisce perché sostiene che i francesi dovrebbero essere obbligati a dare i loro soldi ad una direttrice del governo Meloni. Ma è facendo vittimismo che prosegue:

La Venezi era a Lucca per il Summer Festival locale dove era chiamata a dirigere il concerto per l’avvio delle celebrazioni di Giacomo Puccini a 100 anni dalla sua morte. Direte: embè? Il fatto è che alcuni sindaci locali nonostante l’importante appuntamento hanno accampato scuse e non si sono fatti vedere. Si tratta di Giorgio Del Ghingaro di Viareggio, quello di Pescaglia, Andrea Bonfanti, e il presidente della Provincia, Luca Menesini. Anche qui, solite polemiche. Non tanto per il fatto che il direttore d’orchestra sia anche consigliere per la musica del governo Meloni. Ma per il fatto che tra i brani eseguiti al concerto fosse stato scelto come fuoriprogramma anche l’Inno a Roma, capolavoro di Puccini che il regime fascista (a posteriori) fece proprio.

Quindi Salvini fa bene a vietare "Bella ciao" e la loro Venezi ha il diritto si intonare musiche fasciste? Così pare, da5to che Porro si dice eccitato da chi "se ne frega" come invitava a fare il duce:

I tre esponenti politici, riporta La Nazione, in sede di Comitato per le celebrazioni pucciniane pare abbiano chiesto chiesto al presidente Alberto Veronesi di chiedere al direttore per eliminare l’esecuzione del brano. Giustamente Venezi se ne è altamente fregata.

Insomma, loro vogliono fare ciò che vogliono e vogliono essere "liberi" di celebrare le musiche fasciste che accompagnarono massacri e uccisioni.
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