Adinolfi raccoglie firme per togliere diritti a donne e malati terminali


A giudicare dai loro scatti, non pare che Mario Adinolfi avesse la fila davanti ai banchetti organizzati per ribaltare il volere popolare espresso per via referendaria nel 1981 e chiedere leggi in stile polacco che gli assicurino il pieno dominio sul corpo delle donne.
In particolare, il fondamentalista romano vuole raccogliere firme per imporre una legge liberticida basata sul sostenere che i feti contino più delle donne, che i malati terminali vadano costretti a subire torture contro la loro volontà e che la donna vada pagata per stare a casa a fare figli (ma solo se è dell'etnia che dice lui):



Dopo aver sostenuto che lui avrebbe ottenuto un divieto alla scelta die malati terminali stando seduto su una panchina a maledire i milioni di cittadini che chiedevano il diritto di poter scegliere sui loro corpi, nella sua legge liberticida il fondamentalista propone un testo che ha los copod i imprre il suo pensiero agli altri:

Art. 1: La Repubblica riconosce il diritto universale e inalienabile di ogni essere umano a nascere, fermo restando il diritto di ogni gestante alle cure necessarie alla tutela della propria vita, anche laddove comportassero come effetto indiretto la morte del nascituro. Per le madri cittadine italiane prive di sostegno economico è previsto su richiesta un reddito di maternità di mille euro al mese per i primi otto anni di vita del figlio, rinnovabili alla nascita di un secondo figlio, vitalizi alla nascita del quarto figlio o di un figlio disabile.

Ovviamente lui vuole pagare solo gli uteri affittato a donne italiche, sostenendo che la disabilità dei figli debba essere tramutata in una fonte di reddito a cui aspirare. E pazienza se l'articolo 1 del codice civile sancisca che il feto non è un essere umano come lui vorrebbe imporre.

Art. 2: La Repubblica riconosce il diritto universale e inalienabile di ogni essere umano, una volta concretizzato il suo diritto alla nascita, a non essere mai e per nessuna ragione soppresso. Al disabile grave sono garantiti le cure e il sostegno economico per far concretamente fronte alla propria condizione.

Per chi non conoscesse il gergo ideologico di Adinolfi, col termine "disabile grave" lui intende i malati terminali che non hanno speranza di cure. Ed è curioso dica che sarebbe per loro che lui vuole costringerli a soffrire inutilmente, ribadendo la sua volontà a negare alle donne il diritto di poter scegliere del proprio corpo. Non male per un tale che davanti ai vaccini urlava che sul suo corpo decideva lui anche a costo di mettere a rischio la vita degli altri.

Ovviamente Adinolfi chiede il carcere per chi non vilerà i diritti delle donne:

Art.3: Coloro che esercitano la professione medica non possono somministrare, neppure se richiesti, farmaci mortali e similmente a nessun donna possono fornire supporto chirurgico o farmacologico (fatta salva l’eccezione prevista all’articolo 1) per provocare un aborto. Chi infrange questa norma è radiato dalla professione medica e punito con la reclusione da sei a dodici anni.

Nella sua mente, Adinolfi crede che per poter pagare le donne che si fanno ingravidare per denaro basterebbe aiutare Putin ad invadere l'Ucraina e l'Europa:

Art.4: I fondi per il reddito di maternità e per il sostegno alla disabilità grave, quantificati in 5 miliardi di euro annui con risparmi da portare a riserva, sono prelevati dal cespite del bilancio dello Stato che prevede l’innalzamento di spesa per armamenti e difesa militare al 2% del Pil. Tale innalzamento, previsto in 13 miliardi di euro annui a regime, è ridotto a 8 miliardi di euro.

Lo stato italiano regalata 6.749.657.944 euro annui alla Chiesa cattolica. Ma ovviamente Adinolfi non ritiene che bisognerebbe toccare quei fondi, sostenendo che sarebbe preferibile dare retta ai gruppi neonazisti e aiutare Putin nelle sue invasioni armate.
Il primo firmatario del ddl liberticida di Adinolfi è il suo Nicola Di Matteo, mostrando una comitato al maschile impegnato nel chiedere che alle donne sia negato il diritto di potersi sottrarre al loro volere.
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