Ma Porro ha capito di cosa sta parlando?
A quanto pare, Nicola Porro non ha ancora capito che Imane Khelif non è trans. Ma forse ritiene che sarebbe un vero peccato raccontare la verità e rischiare di sprecare una strepitosa opportunità per poter cavalcare l'ignoranza come strumento di incitamento all'intolleranza:
Secondo l'articolo, il fatto che Angela Carini si sia dovuta confrontare contro un'altra donna battuta da tante altre donne sarebbe "correttezza sportiva violata e l’utilizzo dello sport come megafono della cultura woke".
Che c'entro il fantomatico "woke" lo sanno solo loro, ma ormai la destra italiana usa quel termine ovunque per fare branco con Trump. Ma l'articolo diventa più surreale quando il sito di Porro detta quelle che loro esigono siano le regole olimpiche:
– Se sei geneticamente di sesso femminile o maschile devi competere con atleti del tuo stesso sesso;
– se sei una donna transgender (cioè uomo alla nascita, ma che ti identifichi come donna) devi competere con atleti di sesso maschile;
– se sei uomo transgender (cioè donna alla nascita, ma che ti identifichi come uomo) devi competere con atleti di sesso femminile;
– se sei non binario o genderqueer (cioè non ti identifichi nella tradizionale e binaria categorizzazione di genere) devi competere con atleti di sesso analogo a come sei stato riconosciuto alla nascita.
Se si potrebbe discutere se sia giusto che Porro chieda a degli uomini di picchiare donne trans, resta il fatto che la loro teoria porterebbe a sostenere che Imane Khelif dovesse competere come donna, in quanto donna, nata donna e riconosciuta donna alla nascita.
Non manca la solita chiusa finale in cui tentano di sostenere che la discriminazione non sarebbe cosa sbagliata:
Tutto questo non c’entra nulla con l’inclusività e con la libertà sessuale, col rispetto delle minoranze o con la moralità. Sono banali codici genetici che, se si entra in una competizione agonistica, devono essere rispettati. Continuare a non farlo, a imporre la cultura woke perfino in campo sportivo, ora anche alle Olimpiadi è contro il buon senso e non giova alla libertà sessuale di nessuno.
Ovviamente Andrea Bernaudo parla di "imposizione", dato che la destra ama sostenere che chi odia gli altri dovrebbe sentirsi discriminato nel suo odio.