“Non corteggiate le donne e niente nudità in pubblico”. L'assurdo vademecum per la polizia in Albania
Il poliziotto italiano che presidierà i campi di prigionia albanesi in cui Giorgia Meloni vuole deportate i migranti dovrà sottostare a regole speciali, come non trombarsi le mogli altrui, non tirare fuori il pene un pubblico e far finta di non ritenere che gli albanesi siano inferiori a loro.
Pare assurdo, ma è quanto viene dichiarato nel “vademecum di regole deontologiche” consegnato ai 45 agenti della Polizia penitenziaria che presteranno servizio a Gjader, in Albania, nel mini-carcere italiano dalla capacità massima di venti detenuti.
A loro viene chiesto di "evitare di corteggiare le donne albanesi" perché i mariti non gradirebbero, ma anche di evitare "nudità in pubblico" o di chiedere modifiche ai piatti nel menù. Si afferma anche che in Albania non esistrebbe microcriminalità o fanatismo religioso.
Nel documento si legge: “Gli albanesi non amano essere sottovalutati, nel senso mai presentarsi con un approccio di superiorità”. “È un popolo pudico, quindi nudità o vestiario poco sobrio in pubblico non sono graditi”. “Evitare di corteggiare le donne albanesi nei vari contesti e in maniera estemporanea. Si tratta di una società più conservatrice, specialmente al nord del Paese. L'uomo che sa o vede la propria donna corteggiata da un altro uomo può reagire in malo modo”. “La consumazione del caffè non è al bancone, ma solo seduti: questa è una tradizione assoluta a cui attenersi”. “Nei ristoranti attenersi a quanto previsto dal menù: richieste di cambi nella formazione del menù non sono graditi ed ingenerano errori e fraintendimenti”. “Le pietanze albanesi sono molto speziate”. Non manca un invito a “prestare attenzione a come si parla… l'italiano lo conoscono bene quasi tutti gli albanesi”.
Critico sul documento il segretario del sindacato Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio: “Credevamo fosse una fake news, poi abbiamo appreso che in effetti quel vademecum è stato realmente stilato e distribuito. Non crediamo si sia volutamente essere sessisti, intolleranti o, diciamo, “anti-etnici”. Probabilmente si tratta dell'opera di un qualche funzionario troppo zelante, ma quel che sorprende è che tutto ciò possa essere gestito – come sembra evidente – in maniera estemporanea e senza il vaglio preventivo dei vertici del Dap (il dipartimento carceri del ministero della Giustizia, ndr)”.