L'accusa alla guardia costiera tunesina, finanziata dalla meloni: "Li hanno fatti ribaltare e li hanno guardati affogare”
"Li hanno fatti ribaltare e li hanno guardati affogare”. È il drammatico racconto di quanto accaduto ad alcuni occupanti di un barchino che la Guardia Costiera tunisina avrebbe intenzionalmente ucciso.
Tra le vittime figurano una ventina di donne, tredici incinte, bambini, ragazzi e uomini. Tutti uccisi da quella guardia costiere che Giorgia Meloni si vanta di pagare affinché impedisca che i migranti possano raggiungere l'Italia.
E se è vero che la stampa di destra descrive i migranti come persone sgradite a Pillon che la Lega sostiene porterebbero solo delinquenza e degrado, diverso è quanto si percepisce nel racconto di chi ha visto morire i suoi parenti: “Aspettavo da giorni notizie di mio cugino Musa, aveva sedici anni ed era scappato, come me, dalla guerra in Sudan. Sapevo che era partito dalla Tunisia per raggiungere l’Italia ma la sua chiamata, dall’altra parte della costa, non è mai arrivata”, ha raccontato uno di loro. “Sono arrivati i tunisini, li hanno speronati, poi li hanno fatti ribaltare e li hanno guardati affogare. Mio cugino Musa, è uno dei minori annegati quella notte insieme ad altre 52 persone”.
C'era anche una madre insieme al suo bimbo di tre anni. Per quel bambino non ci sarà alcun interesse da parte di Pillon e nemmeno selfie scattati in un resort di lusso come quelli propagandistici che la nostra premier è solita fare a sia figlia.