Meloni torna a fare l'urlatrice, attaccando giudici e scrittori
Dal palco di Atreju, Giorgia Meloni è tornata l'urlatrice di sempre. Con toni arroganti e urla sguaiate, la presidente del consiglio si è lasciata andare a dichiarazione dai toni inaccettabili, pieni di numeri sparati a casaccio e vergognose contorsioni dei fatti, nonché attacchi violentissimi verso giudici, opposizioni, sindacati e chiunque le si opponga in maniera democratica.
Ad esempio, ha urlato che: "Chi spera che qualcuno metta il nostro destino prima della nazione, resterà deluso. Noi siamo per deludere la sinistra, è il nostro sport preferito".
Ha poi sostenuto che “l'Italia torna a essere un modello", anche se essere un modello per Trump, Milei ed Orban non pare un vanto. Poi ha attaccato frontalmente i giudici e negato il fallimento delle sue deportazioni albanesi: "Mi chiedo se quei giudici si siano interrogati davvero sulle conseguenze delle loro decisioni. I centri in Albania funzioneranno, fun-zio-ne-ra-nno, perché io voglio combattere la mafia. È un punto centrale e fa scuola”.
Peccato che il problema sia un governo che non sa neanche scrivere le leggi legali e sperpera 800 milioni di euro dietro un progetto economicamente, giuridicamente e umanamente disastroso.
Sul lavoro, ha detto che “il governo ha contribuito a creare il milione di posti di lavoro, che era una bandiera di Berlusconi, lo ha fatto in due anni". E sulla la sanità pubblica, oggettivamente al collasso, la Meloni ha giurato che si sia davanti ad un’eccellenza su lei avrebbe destinato “il Fondo più alto mai fatto per la Sanità”. Peccato che, in rapporto al Pil e al costo della vita, si tratti di un investimento molto inferiore a quello dei governi precedenti.