Il torturatore di Mitiga viene scarcerato e portato in Libia con un volo di Stato italiano


È accusato di torture e di efferate violenze di ogni tipo. La Corte Penale Internazionale ha chiesto l’ergastolo. È tornato in Libia con un volo di Stato italiano, pagato con i soldi dei contribuenti.
Osama Almasri Njeem è accusato di stupri, torture, abusi e omicidi sui migranti all'interno del carcere-lager di Mitiga. Al centro di un mandato di arresto internazionale, è arrestato a Torino il 18 gennaio. Ma dopo 96 ore è stato scarcerato: l'arresto non è stato convalidato e il criminale è stato accompagnato all'aeroporto di Caselle, dove è stato fatto salire su un volo di Stato pagato dai contribuenti italiani insieme alle sue guardie del corpo armate. Giunto a Tripoli, è stato portato in trionfo tra grida di scherno nei confronti dell'Italia.

Il governo si giustifica dicendo che sia stato commesso un errore procedurale. Secondo loro, il procuratore generale avrebbe deciso “l’irritualità dell’arresto in quanto non ci sono state comunicazioni con il ministro della Giustizia che è titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale. Per questo non è possibile convalidare l'arresto e, conseguentemente, si deve disporre l'immediata scarcerazione di Almasri”.
Peccato che i fatti dicano che Piantedosi era stato interpellato, ma per oltre 24 ore non abbia dato risposta. Trascorso quel tempo, sarebbe scaduta la possibilità di convalidare dell'arresto. Ma dato che Piantedosi aveva firmato un ordine di espulsione, una volta scadute le 96 ore al procuratore, che non aveva ricevuto nessuna comunicazione da Carlo Nordio, era tenuto a liberare il criminale. E grazie ai documenti di Piantedosi, gli abbiamo pure dovuto pagare un volo privato che lo aiutasse nella fuga.
1 commento