La Risiera di San Sabba, il campo di concentramento nazifascista di Trieste


Con un’ordinanza segreta, è nel settembre del 1943 che Hitler prese possesso di alcuni territori di frontiera, fra cui Trieste, Fiume e Udine. I nazisti vi stabilirono una propria amministrazione che chiamarono “Adriatisches Küstenland”.
Di fronte alla lotta partigiana che imperversava nei territori, i tedeschi decisero di allestire un campo di concentramento. Scelsero un vecchio edificio, in passato adibito alla pilatura del riso e nacque così la “Risiera di San Sabba”, unico campo di sterminio in Italia.
Di proporzioni molto modeste rispetto ai campi tedeschi e polacchi, i prigionieri vivevano a stretto contatto con i loro carnefici. Interrogatori, bastonate, torture, esecuzioni e nuovi arrivi di prigionieri erano attività svolte in un raggio di poche centinaia di metri quadrati, nel cortile interno del lager.
Il vecchio essiccatoio era stato adattato dai tedeschi a locale per le eliminazioni e l'SS Lambert vi aveva fatto costruire un forno crematorio con il condotto da fumo, collegato alla preesistente ciminiera. Le 17 microcelle erano larghe 1,20 metri per due, con una piccola apertura di cemento di 20 cm per 20 sul soffitto. Erano riservate a partigiani, politici ed ebrei destinati al “forno”.
Oltre al forno crematorio, i prigionieri venivano eliminati anche col gas dei tubi di scappamento dei camion, lo strangolamento, il colpo di mazza alla nuca e la fucilazione.
Più di 25.000 persone vi transitarono prima die essere mandate a Buchenwald, Dachau ed Auschwitz. Più di 5.000 internati furono trucidati sul posto.
La Risiera fu liberata dai partigiani jugoslavi il 29 aprile 1945.

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