Jacopo Coghe tenga giù le mani dalle madri: la famiglia non è cosa sua

Cristicchi è ormai il nuovo idolo indiscusso delle destre, a sostituzione di quel Povia che veniva patrocinato dalla Lega per cantare contro gay e migranti. E se sinceramente a noi pare molto semplicistico il modo in cui il cantante ha affrontato un tema importante come le malattie neurodegenerative, ci preoccupa che Jacopo Coghe sostenga che chi cita la mamma dovrebbe automaticamente diventare sostenitore della su ideologia contro gay, diritti delle donne e accoglienza dei minori di origine straniera:

Considerando che anche i gay hanno una mamma, esattamente come ce l'hanno anche i bambini mutilati a Gaza o quelli che affogano nel mediterraneo, non è chiaro perché Coghe sostenga che la famiglia sia diventata cosa sua. Così come non basta che Salvini si iscriva al gruppo di Orban perché lo si debba ritenere un "patriota", anche Coghe non è certamente il proprietario delle madri altrui solo perché lui abusa del termine "famiglia" nel nome della sua organizzazione estremista.
Eppure pare quasi che Coghe sia convinto che il suo impegno nel cercare di ridefinire ideologicamente la famiglia lo renderebbe legittimato ad impossessarsi delle madri altrui ad uso propagandistico, quasi non si accontentasse più di sostenere che le donne andrebbero costrette con la forza a fare ciò che dice lui.
Dal canto suo, Cristicchi continua a dare polemiche e ad autocelebrarsi. Nel corso di Domenico In, è persino arrivato a dichiarare: «Questo brano è arte pura, un regalo da parte mia. È un dono all'Italia».
Ma se lui si dice convinto di essere un nuovo Dante perché piace a Pillon, Selvaggia Lucarelli ben spiega perché quel brano sia criticabile:

Ma forse, potrebbero essere proprio quelli i motivi per cui Cristicchi piace a Jacopo Coghe. In fondo, chi fattura promettendo un prolungamento all'agonia di bambini terminali ha bisogno di semplificazioni simili.