Le mistificazioni di Salvini su Pio La Torre, che da eroe dell'antimafia diventa "il bimbo gender"


Matteo Salvini ci sta offrendo lezioni su come si fabbri accano le fake-news, si fomenta l’odio e si prendono in giro i propri elettori.
Andando dietro al leghista pugliese Rossano Sasso, Matteo Salvini ha sostenuto che in una scuola di Buccinasco si starebbe facendo “indottrinamento gender” con un libro di Walter Veltroni che spiega la Costituzione ai bambini. A loro dire, il passo incriminato è quello in cui si parla di un bambino che andava a scuola con i tacchi.
Per Salvini e i suoi, quella sarebbe la prova definitiva del “delirio woke” che starebbe invadendo l’istruzione pubblica. Il leghista ha tuonato: “Quello che è accaduto è gravissimo, sono temi che non dovrebbero entrare nelle aule scolastiche”.

Peccato che quel bambino non fosse un personaggio inventato. E nemmeno era uno di quei transgender che la leghista Laura Ravetto vorrebbe bandire dallo sport attraverso leggi che neghino ogni riconoscimento sociale ad un gruppo che è ritenuto colpevole di non piacere a Pillon, a Trump e a Putin.
Il bambino descritto nel libro di Veltroni si chiamava Pio La Torre.
Nato in una famiglia poverissima della Sicilia, andava a scuola con le scarpe della zia perché le sue si erano consumate e non poteva permettersene altre. Crescendo, è diventato l’uomo che contribuì a scrivere la legge sul reato di associazione mafiosa, cambiando per sempre la lotta alla criminalità organizzata. E per questo, su ordine di Totò Riina e Bernardo Provenzano, venne ammazzato e crivellato di colpi.

A 43 anni dalla sua morte, Salvini defeca la sua becera propaganda su chi diede la vita per combattere la mafia. Non solo insulta la sua povertà, ma arriva a riscrivere la sua storia per abusare di chi diede la vita per la legalità. Non pare avere remore nel cercare di ingannare i suoi elettori con false insinuazioni contro un bambino con i tacchi, incoranti di chi fosse. E Pio La Torre fu un vero patriota, non un tizio che vuole essere definito tale perché Orban ha usato quel termine per definire un gruppo di populisti che rema contro il futuro dell'Europa.
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