Coghe schiuma contro le strutture turistiche che non discriminano i gay

Non è passao molto tempo da quando Jacopo Coghe chiedeva soldi pubblici per pagarsi le vacanze. Secondo la curiosa teoria esposta dell'esponente dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus, il fatto cge lui fosse stato così prolifico nel fare figli avrebbe dovuto costringere tutti quei gay a cui lui cerca di negare una famiglia avrebbero dovuto mettere mani al portafogli per farsi carico del loro costo.
Ma dato che probabilmente lui non poterebbe mai i suoi figli in strutture dove i gay non vengono resi vittima di ingiusta discriminazione, oggi dice di essere furioso perché esistono al alberghi gay-friendly che proteggono i turisti gay dal rischio di finire in strutture gestite da omofobi. Poi, secondo un "ragionamento" che a noi pare del tutto privo di senso, arriva a sostenere che lui si sentirebbe discriminato da chi non espone gli altri al rischio di essere discriminati dai suoi finanziatori.

In realtà nessuno gli chiede di inchinarsi. Semmai è lui a pretendere che i figli dei mussulmani si inchinino davanti ai crocefissi che lui vuole imporre nelle scuole, ma nessuno lo obbliga ad andare in strutture gay-friendly. Non a caso, i suoi gli promettono che useranno quella classificazione per premiare chi discrimina:

Chissà che problemi ha quella gente che vive di omofobia e che basa le sue scelte sulla base di quanto potranno contribuire alla discriminazione.
Intanto, anche il pastore evangelico Luigi Carollo non ha perso tempo ad accodarsi alle polemiche di Coghe:

Sarà che la destra ama il benaltrismo, ma davvero il pastore vuole sostenere che in Italia ci sarebbero albergatori che discriminerebbero i "cristiani"? E davvero vorrebbe negare l'esistenza dell'omofobia, anche se poi lui passa le sue giornate a parlare al maschile delle donne trans?
Considerando che il pastore sosteneva che i gay fossero "malati mentali", è curioso che ora dica sia ovvio che non sia vero, ma lui si sente discriminato perché non è parte di un gruppo discriminato che lui preferirebbe fosse esposto a maggiori rischi di discriminazione.