La Lega vieta l'educazione al rispetto, ma si impongono corsi con il prete contrario a gay e divorzio


Il leghista Rossano Sasso ha annunciato che la Lega sta per depositare nuove norme che vieteranno ogni forma si educazione al rispetto nelle scuole. Ma mentre loro censurano chiunque dica cose non gradite all'organizzazione forzanovista Provita Onlus, il Cune di Vercelli ha imposto a studenti minorenni alcuni comizi gestiti da un prete omofobo che si dice contrario ad ogni diritto civile. Il tutto, senza il consenso dei genitori.
Sono infatti i genitori del Comprensivo Gaudenzio Ferrari ad aver scritto una lettera a La Stampa per lamentarsi del comizio di don Ambrogio Mazzai che è stato imposto ai loro figli:

Noi, gruppo di genitori di alcuni studenti e alcune studentesse, scriviamo il presente comunicato per esprimere il nostro sdegno rispetto a quanto accaduto durante il cosiddetto “confronto”. Infatti, grazie alle testimonianze dei/lle nostri/e figli/e, abbiamo appreso che una parte dell’intervento del sacerdote-influencer è stata dedicata al Q&A, durante il quale i giovani e le giovani presenti in sala, in gran parte minorenni, hanno posto alcune domande in linea con quanto avviene sui profili social di don Mazzai.
Tali domande trattavano di questioni quali l’aborto, il diritto all’adozione per coppie omogenitoriali, il divorzio, la valenza delle altre religioni in confronto a quella cattolica e, nonostante esulassero dal tema dell’incontro, hanno trovato risposta nelle offensive ed esplicite opinioni del prete. Quest’ultimo ha enunciato, senza mezzi termini, di essere contrario al diritto di interruzione volontaria di gravidanza, così come al diritto delle coppie omosessuali di adottare dei figli, ha peraltro affermato di essere contro l’esistenza stessa delle coppie omosessuali, ha presentato il divorzio come un fallimento del matrimonio e ha ribadito la superiorità della religione cattolica rispetto a tutte le altre (presentate invece come culti minori e di poco conto).
Tralasciando la discutibilità delle opinioni presentate come verità assolute ai minori, a provocare sdegno sono altri fattori: nessuna delle persone presenti sul palco o degli/delle insegnanti in sala ha tentato di bloccare o, perlomeno, mediare le risposte, facendo sì che si riportasse l’attenzione al tema dell’incontro (l’utilizzo dei social e la comunicazione); le scuole hanno presentato questo evento come “obbligatorio”, infatti, i genitori che - col senno di poi diremmo a ragione - non avessero voluto lasciar partecipare i propri figli/e avrebbero dovuto tenerli/e a casa da scuola; ai ragazzi e alle ragazze non è stato proposto un vero e proprio “confronto” sui temi che sono stati esplorati, non avendo infatti a disposizione sul palco dei rappresentati di altre correnti di pensiero slegate dalla visione tradizionalista e bigotta che è stata presentata. Questo è segno del fatto che l’organizzazione non aveva previsto un confronto su queste tematiche, ci si chiede allora perché nessuno abbia posto un freno alle risposte date, come scritto sopra. Ancora, sembra quasi che la “controparte” fosse rappresentata dai minorenni che, non avendo ricevuto alcuna formazione in preparazione dell’evento, hanno finito per essere considerati come individui da ricondurre sulla retta via grazie alle parole del parroco.
Soprattutto, la cosa che lascia senza parole noi e i genitori è che questo evento sia stato organizzato dall’Assessorato alle Politiche Sociali e dall’Assessorato all’Istruzione. Il malcontento generato dall’incontro dovrebbe far riflettere sulla scarsa competenza posseduta da questi soggetti comunali.
In attesa di valutare se sussistano gli estremi per un’azione legale, ci auguriamo che si tratti di un fatto isolato e che il Comune organizzi incontri più ragionati, soprattutto con le scuole, possibilmente con esperti ed esperte che non si prendano la libertà di trattare tematiche esterne al proprio ambito».

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