Pillon torna a inveire contro un'Europa che dà diritti anziché toglierli come il suo Trump

Non è chiaro se il leghista Simone Pillon ci vorrebbe schiavi di Trump o di Putin. Perché se Mosca lo ha eccitato con le sue leggi anti-gay, anche Washington parrebbe provocargli un senso di euforia da quando gli statunitensi si sono messi a deportare esseri umani.
L'unica certezza è che lui odia l'Europa e la vorrebbe distruggere, infastidito a morte da chi difende i diritti delle persone anziché promuovere discriminazioni e sessiamo.
A suo dire, il suo odio verso l'Europa sarebbe derivato da istituzioni che non parlano al maschile delle donne per fare felici i maschilisti, come peraltro tenta di fare loro Giorgia Meloni che è donna ma vuole essere chiamata "signor presidente" perché il femminile è adatto solo a definire le ragazzine con cui Trump cercava sesso mercenario mentre la sua seconda moglie era incinta.
Inveendo istericamente contro quei "clandestini" che ossessionato l'elettorato suprematista del partito leghista, è pubblicano immagini irrisorie verso Ursula von der Leyen che scrive:

Se Pillon vorrebbe imporci una neolingua basata su truffe culturali come la fantomatica "ideologia gender", il "woke" di Trump e tutta quella loro retorica sui "clandestini", potremmo osservare che è abbastanza buffo che lui si lamenti che bisognerebbe pensare ad altro perché ai maschi eterosessuali bianchi non interessa che si mostri rispetto verso le donne. Eppure non ci pare che lui pensi mai ad altri, dato che la sua attività politica parrebbe concentrata sull'insultare e denigrare chi non discrimina.
A lui cosa cambia se una donna poliziotto non verrà esclusa da chi userà la parola "cop" anziché "policeman"? Quale disagio gli arreca chi preferisce essere inclusivo anziché discriminatorio? Possibile che il suo pensiero sia incessantemente focalizzato sull'insultare chi non usa un linguaggio che escluda le donne e promuova il suo amatissimo patriarcato?