Carollo e il suo pruriginoso bisogno di veder indicato il suo organo genitale sulla CIE dei figli

Chissà quante poche certezze deve aver avuto il pastore evangelico Luigi Carollo durante la sua infanzia, dato che altrimenti non si capirebbe il suo dirsi convinto che i minorenni verranno "confusi" da una carta d'identità che chiamerà "genitori" i loro genitori.
Chissà, magari avrà sofferto davanti a quel libretto che chiedeva la firma di un "genitore o chi ne fa le veci", contrariandolo nella mancata specifica sul genitali di cui era dotato il firmatario. E chissà come ha pianto di già quando Salvini ha stabilito che sulle certe d'identità dei suoi figli sarebbe stato espressamente indicato che lui aveva un pene e che sua moglie aveva una vagina.
Ora i suoi sogni si sono infranti, perché la Cassazione ha deciso che i genitori verranno chiamati semplicemente genitori, senza inutili specifiche che servono solo a discriminare. Ai figli di orfani, a chi cresce con gli zii o ai figli delle famiglie omogenitoriali non sarà più chiesto di mentire sul documento al solo fine di soddisfare il suo pruriginoso bisogno di veder chiaramente specificato di quale genitale sia munito.

Lo dica ai figli di genitori di pedofili che "mamma e papà" sarebbero "il bene assoluto" solo perché eterosessuali. Lo dica ai figli costretti alla prostituzione minorile che "mamma e papà" sarebbero "il bene assoluto" solo perché eterosessuali. E magari lo dica pure alle migliaia di bambini che vivono in stato di abbandono che "mamma e papà" sarebbero "il bene assoluto" solo perché eterosessuali.
La verità è che non basta concepire un figlio per essere genitori. Ci sono splendidi genitori che sanno crescere figli perbene e ci sono pessimi genitori che mai avrebbero dovuto mettere la mondo un figlio. E in quel giudizio, non pare c'entrare un bel nulla ciò che fanno nei loro letti.
Quindi, se davvero vuole una "stop alla guerra ideologica", la smetta di portare avanti la sua battaglia ideologica contro la famiglia. E per creanza, eviti di nominare il nome di Dio invano per attribuirgli ogni sua pretesa discriminatoria.