Persino i vescovi concordano che "genitori" sia meglio della definizione di Salvini. L'ira di Pillon

Il leghista Simone Pillon parrebbe convinto che Putin sia un grande cristiano, perché va a messa prima di mandare pedofilia a e stupratori ad uccidere bambine ucraine. Anche Netanyahu sarebbe un gran cristiano, perché le sue bombe uccidono civili palestinesi e mutilano bambini mussulmani. Poi c'è Salvini, che sarebbe sarebbe il più cristiano dei cristiani perché, mentre deporta esseri umani e impedisce lo sbarco ai naufraghi, glorificherebbe Dio imponendo distinguo sui sessi dei genitori attraverso decreti leggi che hanno modificato la parola "genitori" con "madre e padre".
In fondo le opere non contano, perché Pillon è interessato unicamente alle persone con cui si fa sesso. Salvini ha avuto digli da donne sempre diverse, Trump vanta due moglie alcune prostitute, Putin ha due mogli... tanto basta a Pillon, il quale sostiene che il senso del "cristianesimo" sarebbe la discriminazione di chi non è bianco, eterosessuale e razzista.
Non la pensa così il giornale dei vescovi, che in un articolo a firma di Luciano Moia tenta di spiegare l'ovvio:
La diversificazione dei modelli familiari è un fatto che potrà non piacere, ma la Cassazione ne ha preso atto con realismo e ora va spiegato con serenità ai nostri ragazzi. Senza gridare al complotto.
L'articolo parrebbe poi spiegare che l'azione di personaggi come Jacopo Coghe o di Pillon sia molto dannoso per i minori. Potremmo persino ipotizzare che nessun altro abbia mai fatto del male ai bambini quanto loro, anche se poi vanno in giro a dire le loro censure e le loro discriminazioni servirebbero a "difendere i loro figli":
Negli ultimi quarant’anni le proposte di legge dei diversi schieramenti per introdurre a scuola l’educazione all’affettività e alla sessualità sono state 37. Quante sono arrivate in porto? Zero. E l’Italia, tra tutti i Paesi occidentali, è rimasta l’unica a mettere tra parentesi questo fondamentale momento educativo. Eppure tutte le persone di buon senso riconoscono che l’educazione all’affettività può rappresentare un antidoto potente – forse l’unico davvero efficace – alla violenza di genere e ai femminicidi.
La condanna alle attività di censura di Sasso, Coghe e Pillon pare evidente:
Ecco, le pretese di chi, oggi, rifiuta l’educazione all’affettività temendo di dover parlare in modo chiaro ai nostri ragazzi di scelte legate al genere e all’orientamento, è comportamento assai vicino alla perseverazione, perché rifiuta la realtà. E questa realtà ci dice, senza possibilità di mistificazione, che oggi - come sempre è stato anche in passato, ma nel silenzio – ci sono persone che amano persone del sesso opposto, persone che amano persone dello stesso stesso, persone che non si riconoscono nel proprio sesso biologico e cercano di capire se una “transizione” potrebbe risolvere qualcosa, persone che non si riconoscono né nel maschile né nel femminile e cercano strade alternative di felicità.
E tutto questo non ha senso solo dal punto di vista civile, ma soprattutto dal punto di vita religioso:
Abbiamo dimenticato che al n.250 di Amoris laetitia, papa Francesco scrive che ogni persona, “indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto”? Ogni persona, non qualcuna meno e qualcuna di più.
Ma se la scuola tace, se la famiglia tace, non vuol dire che i nostri ragazzi non vengano “educati” all’affettività da qualcun altro. I media, i social, la strada – e sempre più spesso la pornografia – non stanno zitti e continuano a disegnare e ingigantire tutti gli stereotipi e tutti i pregiudizi che stanno alla base della violenza di genere.
Tanto ha fatto infuriare il leghista Pillon, che è corso sui social ad attaccare il cardinale Zuppi e a sostenere che la sua presunta "fede" non avrebbe più senso se non può essere usata per fomentare discriminazioni.
Evidentemente la sua "fede" non vacilla davanti ai bimbi mutilati dal suo Netanyahu o di fronte i fedeli ucraini massacrati dal suo Putin mentre andavano a messa, ma verrebbe messa in crisi da chi rispristinerà sulle carte di identità la dicitura "genitori" che fu in uso dal 1931 al 2019.
Ne approfitta anche per sfodera la solita bufala del "genitore 1" e del "genitore 2", che è una dicitura che non è mai esistita al di fuori della loro propaganda. E non meno opinabile è il suo sostenere che la parte più importante del "Padre Nostro" sarebbe quella in cui lui cerca di sostenere che Dio sarebbe un maschio e che avrebbe un pene tra le gambe...

Peccato non sia vero che sarebbe in atto "la sostituzione di mamma e papà con genitore 1 e 2", dato che quella definizione è una sua invenzione. E perché mai la sua fede dovrebbe "perdere di significato" solo perché i documenti non sono fonte di discriminazione?
Ammesso e non concesso che lui possa essere davvero convinto che la Bibbia imporrebbe il dovere di essere omofobi, per quale motivo quella sua convinzione andrebbe imposta agli altri usando i documenti dello stato come strumento di discriminazione?
Protesta anche Annarosa Rossetto, esponente di Provita Onlus:

E quale sarebbe il suo "concetto di famiglia"? Quella in cui i genitori che fanno crescere i figli in stato di abbandono vengono considerati madri e padri?
E chi lo avrebbe deciso che lei abbia il diritto imporre agli altri che famiglia dovrebbero avere? Perché vorrebbe normalizzare l'odio? Perché vorrebbe normalizzare il degrado? Non pensa che odiare le famiglie altrui sia un atteggiamento assai poco cristiano, dato che Pillon cita persino la settimana sante nel suo odierno attacco alla famiglia?