Il Secolo d'Italia sfotte i seggi che non discriminano secondo la volontà di Jacopo Coghe

Il Secolo d'Italia si è precipitato a dare credito alle sterili polemiche di Jacopo Coghe, il quale sostiene che sarebbe inaccettabile non suddividere gli elettori sulla base dei loro organi genitali al solo fine di imporre una inutile discriminare alle persone transessuali.
Peccato che la storica divisione delle liste elettorali in uomini e donne sia stata cancellata per decreto già alle scorse elezioni e venga applicata unicamente perché Piantedosi non si è ancora preso la briga di definire una nuova modalità.
Ma dato che a a loro piace insultare, denigrare ed offendere, definiscono "pagliacciata" la decisione di un seggio di Gonova che ha optato per una fila unica per tutti:

L'articolo di Eleonora Guerra ci spiega che l'unico che ha avuto da ridire è stato proprio il signor Jacopo Coghe, citato come fonte unico della loro polemica. La signora ci spiega anche che la sua organizzazione forzanovista avrebbe addirittura parlato di una «azione ideologica, che viola il divieto di esporre simboli politici nei seggi», anche se quel simbolo rappresenti meramente una banale caratteristica naturale e non è colpa di nessuno se Salvini e Meloni hanno cercato di trasformare l'odio omofobico in una loro caratteristica politica.
A loro dire, sarebbe inaccettabile affermare che "in questo è un seggio accessibile, inclusivo e rispettoso delle identità trans e non binarie". Vorrebbero forse un seggio non rispettoso degli elettori? Vorrebbero cartelli con scritto che l'accesso ai seggi è vitato a cani e a gay? Non ce lo dicono, preferendo sostenere che chi non è maggioranza non meriterebbe rispetto perché tutto ciò che non serve a loro sarebbe da vietare
Non è ben chiaro, dunque, la provocazione dei prodi del seggio genovese quali coscienze volesse smuovere o chi volesse prendere di mira. E sarebbe anche interessante sapere quante persone non binarie si sono presentate al seggio, mentre gli elettori si ritrovavano convogliati in un’unica fila nonostante gli elenchi elettorali separati in una situazione che si immagina piuttosto disordinata.
Quindi ci facciano capire. Una donna transessuale sarebbe dovuta andare a votare nella fila degli uomini perché la signora Guerra sostiene che disporre tutti su un'unica fila creerebbe confezione? Non ce lo spiega, preferendo rilanciare il comunicato stampa dell'organizzazione forzanovista:
«È gravissimo – si legge nel comunicato di Pro Vita & Famiglia – che in un seggio elettorale di Genova sia stato esposto un cartello con la bandiera del movimento Lgbtq, un simbolo dal valore chiaramente politico, con una scritta inneggiante le identità “trans” e “non binarie”». «Si tratta – aggiunge Pro Vita – di un’azione ideologica potenzialmente capace di influenzare e orientare il voto dei cittadini in aperta violazione della legge 212/1956 che vieta l’esposizione di simboli politici all’interno del seggio elettorale e anche con la norma approvata da poco ma non ancora in vigore, e quindi inapplicabile, che elimina la distinzione per sesso nei registri elettorali».
«Inoltre, quanto scritto sul cartello è in contrasto non solo con la biologia ma con la stessa normativa italiana, che – anche con la legge 164/1982 riguardante la rettificazione dell’attribuzione di sesso – non prevede nessun tipo di “terzo sesso” né una categoria “non binaria”, ma solo e comunque le identità maschili e femminili», prosegue l’associazione, chiedendo l’intervento della Procura per «accertare i fatti e verificare le responsabilità di chi ha assunto questa decisione totalmente ideologica e arbitraria».
Insomma, Coghe si è inventato un po' di teorie a caso per sostenere che bisognerebbe discriminare le persone trans, sostenendo che la legge ci imporrebbe divisioni non previste dalla legge o che avere un orientamento sessuale a lui sgradito sarebbe "atto politico" e non una normale caratteristica naturale, come certificato dall'Oms alcuni decenni fa.
La signora Eleonora Guerra conclude il suo articolo sfottendo chi non discrimina, asserendo che saremmo davanti alla "provocazione dell’inclusivissima sezione elettorale di Genova". Ed esattamente, da quando l'inclusività sarebbe un difetto e non un pregio? E quella loro amatissima presidente che è donna ma vuole essere chiamata "signor presidente", in quale fila dovrebbe andare?