La destra che punta ad intestarsi l'astensionismo, sulla pelle dei lavoratori

L'8 e il 9 giugno si voterà per cinque referendum abrogativi, che includono temi che riguardano milioni di lavoratori.
Si propone di abrogare le norme sui licenziamenti che consentono di non reintegrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo, di eliminare il limite all’indennità per i lavoratori licenziati in modo ingiustificato nelle piccole aziende e si eliminare il limite di sei mesi di stipendio come indennità massima. Si vorrebbe anche eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a tempo determinato ed aumentare la responsabilità dell’imprenditore committente in caso di infortuni sul lavoro o malattie professionali.
Ma dato che un quesito proporrà di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare necessari per poter chiedere la cittadinanza, la destra ha lanciato una feroce campagna contro la votazione. In particolare, la destra vorrebbe invitare i cittadini a non votare per intestarsi i risultati dell'astensionismo.

Capita così che la signora Maria Teresa Melì inveisca contro imprecisato "comunisti" per invitare gli elettori di destra a remare contro gli interessi dei lavoratori:



Non sappiamo quale versione della Costituzione abbia la signora Melì, ma quella ufficiale dice che votare è "un dovere civico":



E se è vero che è prevista la possibilità di non votare, è altrettanto vero che chi non vorrà contribuire al futuro del Paese non potrà poi lamentarsi se verrà licenziato senza giusta causa e se il danno non verrà risarcito. E di certo, sostenere che solo i "comunisti" abbiano interesse a garantire diritti ai lavoratori pare una grandissima stupidaggine.

Dato che la destra ama insultare ed atteggiarsi da bulli, la signora Melì si diverte a diffamare Cartabelotta, definendolo "semianalfabeta":



Qulla alfabetizzata sarebbe lei? E pensa davvero che sia democratico cercare di sabotare i lavoratori che faranno il loro dovere civico recandosi alle urne anziché lasciare che la signora Meloni decida per loro?